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Venezuela, adelante! Gli Usa ne prendano atto

“E’ la coscienza morale che alla fine decide anche i rapporti sociali”, afferma Alcide De Gasperi, mirabilmente interpretato da Luigi Vannucchi, nel film “Anno Uno” di Roberto Rossellini, parlando al popolo di Matera.

L’importanza del potere morale nel pensiero di Bolivar e nell’attuale sistema costituzionale venezuelano, è stata sottolineata in un recente scritto del giovane studioso Emilio Sposito Contreras. La Costituzione venezuelana ha tradotto tale istanza di superamento della deleteria scissione fra morale e politica in un preciso disegno istituzionale. Secondo il costituzionalista Carlo Amirante, le novità più significative presenti in tale avanzatissima Costituzione, da un punto di vista democratico, sono per l’appunto il potere morale, che viene a coincidere con il potere cittadino, il potere elettorale e soprattutto il diritto di revocare gli eletti qualora essi non rispettino le regole e l’etica istituzionale del loro mandato. Altro che penose diatribe sul finanziamento pubblico e primarie come massimo sfogo di finta democrazia.

Moralità e democrazia vengono del resto a coincidere, sul piano ideale, consentendo quel controllo popolare dal basso della gestione degli affari e del denaro pubblico che ostacola la corruzione, uno dei grandi flagelli dei nostri giorni, che affligge un gran numero di governi ed è ovviamente agevolata dallo strapotere della finanza privata.

Sulla solida struttura costituzionale venezuelana, caratterizzata dall’affermazione di diritti sociali che vengono tradotti in pratica mediante la redistribuzione del reddito e le attività svolte dalle missioni bolivariane, si innesta in tal modo un protagonismo permanente del popolo, che dà vita a una dimensione politica ricca, plurale e partecipata, nonostante i tentativi di parte dell’opposizione di colpi di mano e sabotaggi. Al di là dello scontro politico partitico, per quanto duro, si fa strada una nuova istituzionalità popolare dal basso esemplificata dai Consigli comunali. Siamo solo all’inizio di un cammino verso il superamento della democrazia borghese e l’avvio di una democrazia effettiva.

Su questo cammino governo e popolo venezuelano hanno recentemente compiuto passi importanti. Nessuno può certo sottovalutare la portata delle recenti elezioni che, a nove mesi dalla scomparsa del comandante Chavez, hanno registrato l’ennesima affermazione del Psuv e del fronte chavista. Abile e oculata è stata la gestione del potere da parte del presidente Maduro, che ha dimostrato di ricoprire degnamente il difficile ruolo di successore del comandante. I provvedimenti adottati per colpire il boicottaggio economico, attuato senza vergogna da settori antipatriottici di commercianti e quelli contro la corruzione, hanno dato fiducia al popolo.

Il Venezuela, oggi più che mai, costituisce un luogo dove è possibile e conveniente investire. Ciò vale in particolare per le piccole e medie imprese di valore che costituiscono buona parte della struttura industriale e dell’export italiano. Come affermato dal ministro venezuelano della Pianificazione Jorge Giordani, che ha visitato recentemente il nostro Paese, il Venezuela “favo­ri­sce la cre­scita delle pic­cole e medie imprese, nel rispetto dei lavo­ra­tori e dell’ambiente. Lo abbiamo riba­dito a que­sta Con­fe­renza: pre­fe­riamo faci­li­tare il loro ingresso, non quello delle grandi mul­ti­na­zio­nali pre­da­trici”.

Fiumi di denaro sono stati spesi, inutilmente, dalla Cia e dalle organizzazioni ad essa collegate, per tentare di destabilizzare il governo venezuelano. Non è servito a nulla. Sarebbe ora che i contribuenti statunitensi protestassero energicamente contro questo spreco. Anche e soprattutto negli Stati Uniti ci sono ben altre emergenze, di ordine sociale ed economico, da affrontare. A fronte della nuova America Latina sono destinati a naufragare, tranne, ma solo per il momento, in situazioni marginali come quelle dell’Honduras, i conati imperiali volti a riesumare un dominio oramai per fortuna definitivamente tramontato. Obama ne prenda atto e colga le opportunità che potrebbero derivare, al suo popolo e al suo governo, da un rapporto, aperto, paritario e cooperativo, con le nuove democrazie latinoamericane.