Gioco d’azzardo, ecco la valle in Piemonte dove i bar hanno messo al bando le slot

L'Antrona è la prima delle sette vallate dell'Ossola dove i locali hanno deciso di non lasciare spazio al gioco d'azzardo. I proprietari: "Non vogliamo fare parte di un sistema malato e contribuire alla rovina delle persone"

23 chilometri di lunghezza, 1300 abitanti, 11 bar e nemmeno una macchinetta mangiasoldi. L’Antrona è la prima valle senza slot. E’ una delle sette vallate dell’Ossola, estrema periferia nord del Piemonte e nei quattro comuni che la compongono l’azzardo legalizzato è messo al bando. “Negli scorsi mesi abbiamo girato tutta la provincia del Verbano Cusio Ossola per fare un censimento degli esercizi commerciali” spiega Walter Serianni sostenitore di Senza Slot, un progetto che mappa e mette in rete i locali che rifiutano le macchinette. “Con piacere abbiamo scoperto che in una zona infestata come la nostra c’è un’intera valle che ha detto no” prosegue “. Tutti i gestori ci hanno dato la stessa risposta: non vogliamo fare parte di un sistema malato e contribuire alla rovina delle persone. Stiamo parlando di un’area montana, di certo non ricca”.

A pochi chilometri da lì, a Domodossola, le slot incrementano l’incasso di 70 bar e sono centinaia i giocatori tutt’altro che occasionali. In valle Antrona invece ci sono solo due tipologie di locali: quelli che non le hanno mai avute e quelli che hanno deciso di toglierle. “Non mi sono mai andate giù” dice Walter Zana del bar Lago Pineta di Antrona Piana, “Non sono un buon samaritano: vendo alcool e chi vuole può giocare altrove. Ma non mi va l’idea che uno si mangi lo stipendio e non voglio guadagnare in questo modo”. Sono soddisfatti gli amministratori locali, che non rivendicano nessun merito per la decisione dei loro concittadini. “La cosa importante è il segnale che si dà” dice il sindaco di Montescheno Dario Ricchi “. La proprietaria del bar del mio paese mi ha raccontato che ogni giorno vedeva tre o quattro persone che passavano la giornata a inserire monetine. Poi ha levato le slot, i clienti sono rimasti e ora chiacchierano tra loro. E lei lavora come prima”. L’eco dell’emendamento votato in Senato è arrivato fin qui: è l’ennesimo ostacolo sulla strada di chi prova a contrastare il fenomeno. “Sono indignato dalla mia classe politica” commenta Ricchi “il taglio dei trasferimenti per i sindaci che limitano l’azzardo è un’indecenza. Non ci si rende conto del disagio sociale e della gravità di questa patologia”. E’ d’accordo Claudio Simona, primo cittadino di Antrona Schieranco, il comune più alto della valle. “Noi non saremmo toccati perché i nostri esercenti sono stati bravi e hanno fatto tutto da soli” dice “ma quell’emendamento mi vede del tutto contrario: si svuotano le tasche dei cittadini”.

“Abbiamo parlato con tanti sindaci e tutti ci hanno detto di avere le mani legate” racconta Walter Serianni. A Domodossola stiamo avviando un percorso con la giunta per trovare delle soluzioni. Gli amministratori hanno paura perché rischiano sanzioni e con le casse vuote gli effetti sarebbero devastanti. Ora arriva questa bella trovata romana e tutto diventa ancora più difficile”. A Verbania, sul lago Maggiore, il Tar ha multato il Comune per un milione e mezzo di euro per un’ordinanza che stabiliva che le slot machine rimanessero in funzione solo dalle 3 del pomeriggio alle 10 di sera. Mauro Vanetti fa parte del collettivo Senza Slot. Il loro sito www.senzaslot.it segnala le attività senza macchinette mangiasoldi: qui il caffè è più buono, dicono. Da poco hanno pubblicato il libro Vivere senza slot dove denunciano la complicità dello stato con le società concessionarie dell’azzardo. L’emendamento approvato mercoledì 18 dicembre, è la classica goccia che fa traboccare il vaso. “Molti dei provvedimenti presi da comuni e regioni sono poco efficaci” spiega Mauro “. Ma finora gli enti locali avevano degli spiragli per mettere i bastoni tra le ruote al business dell’azzardo. Lo Stato vuole premunirsi da questo rischio e imporre interventi a efficacia zero. I miei complimenti ai nostri partiti” conclude ironico “ sul territorio si dicono antislot e a Roma obbediscono alla lobby contro i loro stessi amministratori locali”.