Giustizia & Impunità

G8 Genova, confermata in appello la condanna all’ex questore Colucci

La sentenza ribadisce la pena a due anni e otto mesi per falsa testimonianza: secondo l'accusa, il funzionario ha mentito di fronte ai giudici nel processo Diaz per coprire l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. La procura aveva chiesto tre anni di reclusione. Il legale: "Mancata citazione, giudizio nullo"

Confermati due anni e otto mesi per Francesco Colucci, ex questore di Genova. Accusato di avere reso falsa testimonianza al processo sull’irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8 del luglio 2001, Colucci si è visto infliggere dalla Corte d’Appello la stessa pena decisa dalla sentenza di primo grado. Il procuratore generale aveva chiesto tre anni di reclusione. L’appello era stato presentato dai difensori dell’ex questore di Genova, Maurizio Mascia e Gennaro Velle

Secondo l’accusa, Francesco Colucci, il 3 maggio 2007, sentito come teste, ha mentito per coprire l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro. In particolare, sostiene la procura, l’ex questore ha ritrattato la dichiarazione resa durante le indagini preliminari sulla circostanza che Roberto Sgalla, nel 2001 responsabile delle relazioni con la stampa, era stato mandato alla Diaz su ordine di De Gennaro. Su questo punto, Colucci era stata assolto nella sentenza di primo grado, mentre la Corte d’appello ha esteso la condanna anche a questa accusa. Inoltre Colucci ha indicato come responsabile nell’operazione alla Diaz il collega Lorenzo Murgolo, la cui posizione era stata già archiviata. Al contrario, l’ex prefetto Ansoino Andreassi in aula ha testimoniato che Murgolo aveva un ruolo marginale, aveva compiti di ordine pubblico e non aveva a disposizione alcun reparto. 

La falsa testimonianza di Colucci aveva messo nei guai anche lo stesso De Gennaro. L’ex capo della polizia era stato imputato insieme all’ex capo della Digos di Genova Spartaco Mortola per istigazione alla falsa testimonianza di Colucci, ma entrambi erano stati assolti in primo grado, condannati in appello e infine assolti in Cassazione “perché il fatto non sussiste”.

“Il processo di appello nei confronti del prefetto Colucci si è svolto senza la citazione dell’imputato nei modi prescritti dal codice di procedura penale”, afferma però l’avvocato Mascia, e  ciò è “causa di nullità del giudizio”. Il difetto è emerso “documentalmente solo durante la fase della deliberazione, che è vietato a chiunque interrompere. Confidavamo che i giudici avrebbero rilevato d’ufficio la grave invalidità in camera di consiglio”.