Cronaca

Forconi: giovani, proteste e tricolore. Trani nel ventre della rabbia

Queste giornate di dicembre le ricorderemo… segnano il confine della Rabbia. Gli italiani hanno invaso strade e piazze del Paese, in maniera civile ma determinata. In tutti i paesi si ripete la stessa cosa e senza una regia, ma con la spontaneità di chi non ce la fa più. La gente scende per strada… all’inizio partono in cento e si ritrovano dopo poco in mille e mille ancora. Non c’è un capo, un leader che li guida. Solo una bandiera tricolore davanti che apre questi cortei improvvisi. Come uragani che traggono forza dal calore dei passanti, dei commercianti che abbassano le serrande al loro passaggio, non per timore ma per dire: “Siamo con voi”.

E così Trani diventa in poco più di due ore una città completamente bloccata, ferma, con tutti i negozi chiusi. I manifestanti dicono: possono circolare solo latte e pane…i beni di prima necessità. Gli slogan: “AGGREGATEVI… CHIUDETE… CHI NON SALTA UN POLITICO E’”. E di politici ne circolano pochi in giro. Gli studenti gridano rivoluzione… con loro ci sono i contadini che riconosci per i volti anneriti dal sole. I cassintegrati… i pensionati. Tutti in strada per girare la città in corteo con la bandiera italiana davanti. Accanto i passanti si uniscono o comunque applaudono. Le forze dell’ordine accanto portano i caschi in mano. Un tumulto senza alcun problema. Non un graffio a cose e persone nonostante i manifestanti siano tantissimi senza servizio d’ordine e visibilmente incazzati.

Alcuni sono con i propri figli, qualcuno spinge carrozzine con neonati. E tanti… tantissimi giovani delle scuole. Mai nessuno era riuscito a bloccare Trani in questo modo. Nessuno tra partiti e sindacati era mai riuscito a bloccare la città in segno di protesta in questo modo. E soprattutto nessuno era in grado di prevederlo due giorni fa. Accade e basta. Solo gli stolti non si accorgono che ciò che è cominciato oggi potrebbe in un attimo trasformarsi nei movimenti che hanno caratterizzato le rivoluzioni in Tunisia in Egitto i disordini in Grecia. Andiamo a Roma… gridano, sui binari… blocchiamo tutto. E tutto si è bloccato come d’incanto. Senti la gente nelle auto bloccate che solidarizza con i manifestanti, le vecchiette nel bus bloccato sono più incazzate dei ragazzi ed imprecano contro i politici.

Alla domanda ‘con chi ce l’avete’ un’unica risposta: “Con i politici… bisogna andare a Roma a…”. Tra ieri ed oggi ho fatto un viaggio nel ventre della rabbia. Credo sia il primo vero movimento post ideologico quello che sta nascendo. Fruttivendoli organizzati più convincenti di tante sigle che finora avevano organizzato piazze simboliche che al cospetto di queste appaiono il nulla. Chi ignora questi giorni, chi non attraversa questo ventre della rabbia si ritroverà nel bel mezzo di un uragano senza sapere perché. La politica sembra essere proprio in queste condizioni… completamente al di fuori della realtà. Su uno striscione un invito: “Fate una legge elettorale e poi andatevene dal paese con onore e perdono”.

Alla fine una ragazza precaria di trent’anni legge al megafono i primi 3 articoli della Costituzione. L’eroe di questa mattina: un esercente che al passaggio del corteo è uscito con vassoi di cornetti e ciambelle, le ha donate ai manifestanti, ha chiuso la serranda e si è unito a loro. In tre ore, ragazzi armati di fischietti, una bandiera tricolore e tre articoli della Costituzione hanno bloccato una Città ritrovando un consenso sociale diffuso ed unanime. Ma di questo i politici se ne renderanno conto? E quando? Mi chiamano da Andria raccontandomi la stessa cosa, da Bisceglie… lo stesso, da Bari stesse scene. Ancora la chiamano nei Tg la protesta degli autotrasportatori. Anche i media non stanno capendo quello che accade. E’ Natale, ma nessuno sembra aver voglia di Festa.