Cultura

Prima della Scala 2013, Napolitano e Barroso salutano la Traviata. Letta no

L'inaugurazione della stagione milanese coincide con l'addio del sovrintendente Lissner e l'arrivo del nuovo, Pereira. Sullo sfondo la corsa per il pareggio di bilancio e il confronto tra governo e Comune su regole e contributi privati

Violetta torna alla Scala per l’ultima festa per i 200 anni di Giuseppe Verdi e con lei un milione di persone tra spettatori, telespettatori, radioascoltatori in tutto il mondo. Tra coloro che assisteranno a Traviata sono attesi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quello della Commissione europea José Manuel Barroso, ma non il presidente del Consiglio Enrico Letta. Un’assenza (per motivi familiari) che difficilmente passerà sottotraccia. Sulle possibili ragioni dell’assenza del capo del governo si sono fatte alcune ipotesi. Tra queste anche quella secondo la quale Letta ha voluto evitare un incontro con Giuliano Pisapia. Il sindaco di Milano infatti da una parte ha storto il naso per il decreto cultura che proponeva di ridurre i consiglieri della Fondazione della Scala da 11 a 7 costringendo così a tagliare i soci privati (per una volta che ci sono): la proposta è stata poi ritirata. Dall’altra il sindaco di Milano è idealmente in testa alla protesta dei sindaci per l’abolizione dell’Imu. 

L’aspetto dei contributi privati – su cui si è consumato in parte lo scontro tra il governo e il Comune di Milano – è tutt’altro che ininfluente: “La lunga crisi economica – ha detto il sovrintendente della Scala Stéphane Lissner nei giorni scorsi – non ha fiaccato la loro volontà di sostenerci, e questo è un segno lusinghiero nei nostri confronti, perché viene da imprenditori abituati a lavorare secondo i criteri della qualità e del rischio, a misurarsi con quei parametri senza distrazioni o false corsie preferenziali. La loro presenza al nostro fianco significa adesione al nostro progetto artistico, ma anche condivisione di valori che portano a lavorare insieme nel diffondere la musica e nel consegnarla alle nuove generazioni, rendendo possibile la nostra missione di teatro pubblico. Le radici italiane di alcuni e la dimensione internazionale degli altri sono la combinazione di caratteri nobili, non in contraddizione fra loro, che si riflettono nella realtà stessa della Scala di oggi”. Il bilancio della Scala è in rosso, ma si starebbe lavorando per arrivare il prima possibile al pareggio. Molta attesa anche per la presenza (o meno) del ministro della Cultura Massimo Bray, attaccato nei giorni scorsi dallo stesso Lissner che alla conferenza stampa ha scandito: “Non so se verrà, non mi occupo io dei posti, ma cambia poco. E’ facoltà dei ministri arrivare all’ultimo”. 

Sarà l’ultimo 7 dicembre di Lissner, che andrà a dirigere l’Opéra di Parigi. Da ottobre al suo posto ci sarà Alexander Pereira, austriaco, 65 anni, scelto all’unanimità: dal 2012 è a capo del Festival di Salisburgo e in precedenza ha diretto l’Opernhaus di Zurigo, portandola al successo di pubblico e a buoni voti della “critica”. Certo, ha chiesto l’anticipo di un terzo dei suoi compensi fissi (circa 120mila euro), fin dal mese di giugno scorso, pur essendo apparso in teatro solo dall’autunno. Mentre Lissner non ha disdegnato il “tfr” di fine mandato da 300mila euro. Il primo atto della nuova gestione sarà la presentazione del direttore musicale, Riccardo Chailly, che sostituirà Daniel Barenboim, in partenza nel gennaio 2015.

L’apertura della nuova stagione Traviata – come ogni prima della notte di Sant’Ambrogio – sarà l’evento culturale più importante dell’anno in Italia e non solo: il segnale Rai sarà ripreso in diretta (Rai5, dalle 17,30) e in differita da moltissimi Paesi all’estero, in Giappone la vedranno il 25 dicembre in Australia la potranno vedere nei primi mesi del 2014. Ma l’opera sarà visibile anche in 150 sale cinematografiche, idem in 200 altre sale sparse per l’Europa. Una settantina di detenuti di San Vittore assisteranno alla rappresentazione grazie a un maxi-schermo allestito dal Comune: ci sarà anche il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri

Sarà la prima volta in cui Diana Damrau canterà nel ruolo di Violetta alla Scala, questa volta diretta da Daniele Gatti, in un allestimento con la regia del “visionario” regista moscovita Dmitri Tcherniakov. Una visione intimista, ambientata in una stanza con tanto di soffitto, e costumi “di oggi perché – ha spiegato Lissner in un’intervista all’Espresso – la storia che racconta è attuale”. E cioè la storia (ripresa dalla Signora delle Camelie di Dumas figlio) di “una puttana” disse lo stesso Giuseppe Verdi, protetta di un barone, e di un giovane, Alfredo Germont. Germont padre ostacola la loro relazione, nata a una festa (“Libiamo ne’ lieti calici” e via discorrendo). Germont senior chiede alla cortigiana di interrompere la storia con il povero Alfredo e gli lascia un biglietto (e dai di “Amami Alfredo”). Quest’ultimo non capisce, impazzisce di gelosia, la umilia lanciandole ai piedi una borsa piena di denaro perché la protetta è tornata a fare la protetta del barone. In realtà troppo tardi scopre che Violetta è gravemente malata e morirà di tisi. Intreccio che per la critica alla società borghese nel 1853 (anno della prima rappresentazione) fece scandalo. Quasi come se ai giorni nostri i giornali scrivessero di qualche Violetta nell’abitazione del primo ministro.