Media & Regime

Diffamazione, giudice Milano condanna giornalista a 7 mesi senza sospensione

Ignorata la censura della Corte Europea di evitare il carcere "quando non ricorrono circostanza eccezionali quali l’istigazione all’odio razziale o etnico o l’incitamento alla violenza”. Il cronista definì "accanito cocainomane" un giovane che a verbale disse: "Sono consumatore da 4 anni di cocaina e negli ultimi tempi ne consumo parecchia"

Il caso Sallustidalla condanna per diffamazione alla grazia – sembra già dimenticato. E in qualche modo anche la censura della Corte Europea per “l’applicazione della pena detentiva ritenuta sproporzionata in relazione alla tutela della libertà d’espressione quando non ricorrono circostanza eccezionali quali l’istigazione all’odio razziale o etnico o l’incitamento alla violenza”. E così capita che un giornalista, proprio de “Il Giornale” come riporta il blog “giustiziami”, possa essere condannato a 7 mesi senza la sospensione della pena per diffamazione. Una sentenza surreale soprattutto perché il presunto diffamato – definito “accanito cocainomane” – aveva dichiarato a verbale di consumare abitualmente la droga.  

Il giudice di Milano ha condannato il cronista perché aveva bollato appunto come “accanito cocainomane” un giovane frequentatore della discoteca Hollywood coinvolto nell’indagine Vallettopoli. Il dato sul consumo della droga lo forniva però lo stesso querelante. A verbale davanti al pm aveva ammesso: “Sono consumatore da 4 anni di cocaina e negli ultimi tempi ne consumo parecchia, anche dalle due alle quattro volte alla settimana (…) di solito funziona che al tavolo del privè dell’Hollywood si chiede ai presenti se hanno cocaina ed effettivamente molti ne hanno disponibilità e sono adusi a regalarla. Io e le mie amiche andavamo in bagno a consumare la sostanza”. Ma questo atto non ha aiutato il giudice e quindi in attesa delle motivazioni il verdetto appare inspiegabile. 

Il magistrato inoltre è andato molto oltre la richiesta di pena della Procura di Milano, che avrebbe ritenuto sufficiente la condanna ad un’ammenda di tremila euro. Che come riporta il blog è “appena un mese in meno della pena patteggiata dal giovane”.