Politica

Costi politica, studio voce.info: “Ecco come tagliare subito un miliardo di euro”

Il testo pubblicato dal professor Roberto Perotti è il principale cavallo di battaglia di Matteo Renzi, candidato alla segreteria del Pd. La "ricetta Perotti" prevede il dimezzamento dei parlamentari e degli stipendi, la cancellazione dei rimborsi e la riduzione delle pensioni. "Se vinceremo noi porteremo avanti questa proposta"

“I costi della politica in Italia ammontano a 2,5 miliardi, se diventerò segretario del Pd in un anno li ridurremo di un miliardo netto”. La sicurezza con cui Matteo Renzi si è impegnato il 29 novembre durante il confronto a Sky, è dettata dallo studio, citato dal sindaco di Firenze, compiuto dal professor Roberto Perotti e pubblicato sul sito lavoce.info. Sei pagine in cui l’economista non solo calcola il costo dei Palazzi, ma indica anche i dieci passi da compiere per tagliarne quasi la metà. Facilissimi sulla carta ma difficili da tradurre nella realtà perché coinvolgono la Casta e dipendono dalla Casta, come ha sottolineato durante il confronto Pippo Civati. Lo studio prende in considerazione esclusivamente i costi degli organi legislativi elettivi a livello nazionale, regionale e provinciale. Esclude quindi l’intero indotto nonché ministeri, giunte, dirigenti. Secondo Perotti si possono agevolmente risparmiare 200 milioni al Senato e 400 alla Camera e nelle Regioni. Cominciando dal taglio degli eletti.

Compensi a Deputati e Senatori per 700 milioni di euro

Dei 2,5 miliardi complessivi del costo della politica, ben 500 milioni si perdono in emolumenti, altri 200 vanno ai rimborsi spese e 400 milioni sono elargiti in pensioni. La remunerazione annua di un deputato è di 240.000 euro lordi, di cui circa 200.000 intascabili senza documentazione né ricevute, uguale a quella dei consiglieri regionali. Secondo Perotti la prima cosa da fare è ridurre il numero dei parlamentari a 500. Cosa che tutti i leaders politici condividono da sempre come priorità assoluta e imprescindibile della loro agenda. A parole. Ovviamente. Così come il taglio degli stipendi. Un parlamentare italiano guadagna il triplo di un deputato britannico. Senza considerare la cosiddetta “diaria”, un reddito aggiuntivo e non tassabile. L’indennità parlamentare può essere ridotta del 30 per cento, e i parlamentari italiani continuerebbero a guadagnare ben più dei loro colleghi britannici ma questo comporterebbe un risparmio immediato di 39 milioni. Abolendo i rimborsi, nelle casse dello Stato rimarrebbero altri 106 milioni. In alternativa si introduce un tetto massimo alle spese rimborsabili, per tipologia, con obbligo di sottomettere la ricevuta per ogni spesa, e di pubblicare ogni ricevuta in rete entro tre mesi, come avviene in Gran Bretagna, ricorda Perotti. Altro intervento da attuare è sugli stipendi dei dipendenti in particolare della Camera. Il livello più basso parte da 30 mila euro che in venti anni si triplica. L’economista suggerisce di tagliare dopo il decimo anno di carriera le retribuzioni del 30 per cento. Anche perché un riflesso degli stipendi molto alti sono le pensioni. Esse vanno ridotte da subito. Oggi la voce “remunerazioni e pensioni del personale” costa allo stato un miliardo di euro.

Ogni consiglio regionale può “risparmiare” 1,5 milioni

Come al Parlamento anche nelle Regioni ci sono troppi eletti. In tutto sono 600. Uno ogni 25 mila abitanti in Umbria, 1 ogni 21 mila in Basilicata, sottolinea Perotti: troppi, vanno dimezzati. Con questa “semplice mossa” lo Stato risparmierebbe in un colpo 149 milioni. E come per la Camera, va ridotta l’indennità: 200.000 euro di emolumenti medi per consigliere regionale “sono troppi”. La remunerazione va ridotta molto più del 10 per cento prodotto dal governo Monti, poi allegramente aggirata da molte Regioni (che hanno ridotto l’indennità aumentando il rimborso per mandato) e portata al 30 per cento. Subito. E ancora: eliminare i contributi ai gruppi consiliari, la fonte principale di scandali e l’alimento principale dell’antipolitica. Perché, spiega l’economista, “anche se c’è in teoria un dovere di rendicontazione, non si potrà mai impedire che i contributi vengano usati per clientelismo o corruzione”. Organizzare un convegno alle Maldive del resto è semplice. La voce rappresenta 100 milioni di euro ma è su questi contributi che quasi tutti i consigli regionali sono caduti. Tra pranzi di matrimoni pagati ai figli e gomme da neve, per dire due casi.

Infine, come per Camera e Senato, altri risparmi immediati si possono avere dai beni e servizi. Così, calcola Repetto, si risparmia 1,5 milioni per ogni consiglio regionale. Ora che Renzi riesca, rimanendo fuori dal Parlamento, a convincere il Pd ad attuare provvedimenti simili e in appena un anno è abbastanza difficile da immaginare, considerati i (presunti) tentativi finora compiuti. Intanto ha fatto sua la “ricetta Perotti”.

Da Il Fatto Quotidiano del 1 dicembre 2013