Musica

Mark Tremonti (Alter Bridge): ‘Siamo una band heavy-metal’

Lo scorso 11 Novembre Radio Rock in occasione del concerto all’Atlantico di Roma, con la gentile intercessione di Warner Music, mi ha dato la possibilità di intervistare Mark Tremonti: chitarrista degli Alter Bridge nonché tra i co-fondatori anche dei Creed, una delle band post-grunge più note degli anni ’90, nucleo costituente degli Alter Bridge stessi, che alla voce vedono invece Myles Kennedy, uno degli interpreti più importanti del panorama rock moderno “de gustibus” a parte. Così, dopo aver posto qualche domanda a Lzzy Hale e Joe Hottinger degli Halestorm, la band che ha aperto la seconda metà del loro tour, ci viene dato modo di salire sul bus, dove tra un eccesso di Lion e Twix riusciamo a dimenarci per raggiungere la parte superiore del mezzo, ad aspettarci c’è proprio Mark Tremonti, della cui enorme disponibilità e schiettezza avevo fino a quel momento soltanto letto ma di cui ho avuto ben presto prova certa. Le domande qui di seguito riportate sono il frutto (anche) del coinvolgimento degli ascoltatori della stessa Radio Rock, che vedendo la possibilità di rivolgere qualche curiosità alla band hanno ben visto di proporre qualche interrogativo da portare alla loro attenzione, mentre l’intervista è già andata in onda la scorsa settimana ma è la prima volta che viene riportata, parola per parola, in forma scritta:

Anzitutto mi interessa sapere (domanda mai troppo abusata) quali sono le vostre influenze? C’è una band o un artista che più di tutti ha influenzato la musica degli Alter Bridge?        

Individualmente parlando direi che abbiamo diverse influenze: per quanto riguarda me ti direi senz’altro Metallica, Celtic Frost, Slayer, il tutto mischiato al rock anni ’70 che mandava l’autoradio di mia madre, i Journey, Rod Stewart. E’ come legare il metal con il sound melodico di quegli anni: queste sono le mie influenze. Per certi versi sono anche le preferenze di Myles, che adora band quali Judas Priest e, d’altro canto, anche artisti come Marvin Gaye, Steve Wonder, David Bowie, i Living Colour e altri grandi classici come Iron Maiden, AC/DC. Prendi tutte queste cose, mettile assieme ed ecco che ottieni gli Alter Bridge!

Vi rivedete nella definizione di band hard-rock/heavy metal o la trovate, per certi versi, limitante?

Sì, siamo una band hard rock. Faccio più fatica ad inquadrare gli Alter Bridge come un gruppo metal, anzitutto per via dei pezzi lenti, le ballate che siamo soliti scrivere: gli Slayer non hanno mai scritto una ballata! E sì, neanche gli AC/DC! Quindi ti direi “sì, siamo una band hard rock!”

A proposito di questo, come ti spieghi il vostro enorme successo commerciale? 

Credo per via del nostro approccio melodico nella scrittura dei pezzi, nei quali mettiamo tutti noi stessi e, non meno, le influenze di ognuno. Non è una vera e propria formula, perchè le formule annoiano: tutto quello che facciamo è costruire un sound, il nostro, partendo da quanto fatto nel recente passato.

La data di Milano di domani sera (12 Novembre ndr) verrà filmata e compresa nel vostro prossimo dvd live: volevate premiare il pubblico italiano o c’erano altre ragioni alla base della scelta?

Entrambe le cose: volevamo presentare la band partendo dal live migliore tra gli altri e di fronte al pubblico migliore. I fan italiani sono pazzi, incredibili, li amiamo per questo. Filmeremo tutta la seconda metà del nostro tour, ci saranno estratti dal live di Milano di domani sera così come anche dalle prossime date in Spagna e Portogallo ma credo il punto più alto lo raggiungeremo qui, stasera e domani sera.

Qualcuno ha definito “Fortress”, il vostro ultimo album, come il più “cupo” e “oscuro” di sempre e d’altra parte siete stati proprio voi a dirvi ispirati dalla disillusione che ci circonda. E’ così?

Penso invece che il nostro album più oscuro sia “AB III”, mentre per questo disco volevamo canzoni più aggressive e potenti del solito, che risultassero divertenti per noi da suonare e da ascoltare per i nostri fan. E’ sicuramente il disco più veloce e pesante che abbiamo mai fatto ma non il più oscuro, assolutamente. Certo è che la nostra attitudine non è quella di scrivere canzoni inutilmente allegre ispirate dal tramonto o da un arcobaleno di passaggio, tanto meno da qualche giorno particolarmente felice: scriviamo brani seri, malinconici. 

Cosa ne pensi di internet? Parliamo sì di un mezzo che offre possibilità importantissimi a voi musicisti ma anche della principale ragione (molti sostengono) del tracollo dell’industria discografica mondiale: cosa diresti ad un ragazzo che non sente l’esigenza di acquistare musica al giorno d’oggi?

E’ un fenomeno dei tempi che viviamo. Nel business musicale tutti si danno da fare per ovviare al problema e, all’inizio, fu un vero e proprio shock per tutti nell’ambito discografico. Non mi stancherò mai di ripetere che se riesci a scrivere ottime canzoni, per quanto le persone non acquistino direttamente la tua musica vengono comunque ai tuoi concerti, comprano le magliette della loro band preferita, permettendo a tutti noi di fare carriera, guardare alla musica come ad un lavoro, una professione. Youtube così come gli altri social media fanno in modo che le persone entrino in contatto con la musica, è un nuovo mercato.

Per quanto sembra assurdo chiederlo proprio ora, quando ascolteremo nuovo materiale degli Alter Bridge? E quali sono i tuoi piani sia come solista che con i Creed?

Finito questo tour comincerò a scrivere materiale per il mio prossimo disco da solista, credo intorno a Gennaio. Come Alter Bridge siamo ancora troppo focalizzati su questo disco per pensare a nuovo materiale, mentre come Creed non abbiamo avuto modo di pianificare nulla dal tour dello scorso anno: abbiamo tre nuovi brani quasi completi ma ben lungi dal venir rilasciati presto.

In chiusura ci tengo a ringraziare ancora Radio Rock e Warner Music per la possibilità nonché Gianpiero Giulii alla parte tecnica, Emilio Pappagallo (direttore artistico) e Matteo Catizone, anch’egli speaker della stessa emittente per aver prestato la sua voce e Claudia Rasmussen per aver fatto da interprete per l’occasione.