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Al conto degli F35 bisogna aggiungere 40 milioni di opere collaterali

La Corte dei Conti fa le pulci agli appalti che ruotano intorno al contestato acquisto dei cacciabombardieri di quinta generazione. Come gli hangar e i magazzini appositi

In attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva parlamentare sul programma F35, la Corte dei Conti fa le pulci agli appalti collaterali al contestato acquisto dei cacciabombardieri di quinta generazione. E non manca di sollevare alcune questioni sulla scelta della loro secretazione da parte della Difesa. In ballo non ci sono bruscolini, ma una quarantina di milioni di euro.

Più precisamente si tratta di poco più di 38.637.771 euro stanziati nel 2012. Di questi quasi 34 milioni sono andati alla costruzione degli hangar che ospiteranno i caccia Lockheed Martin dopo il 2017 nella base pugliese di Amendola. Circa 3 milioni a carico della Marina Militare sono stati invece destinati alla “progettazione esecutiva e realizzazione di un fabbricato per la sistemazione di un simulatore di volo” nella base di Grottaglie a pochi chilometri da Taranto. E poi, visto che il simulatore di volo ha bisogno di un magazzino dove mettere i pezzi di ricambio e gli strumenti necessari all’aggiornamento, l’Aeronautica dovrà staccare un altro assegno da 1,25 milioni di euro.

Tutte opere che sono state assegnate con contratti secretati. E’ per questo che a rendere pubblici i numeri non sono stati i contabili graduati, ma appunto la Corte dei conti con la delibera numero 7 del 2013 che riguarda l’analisi annuale  dei magistrati contabili sulle spese dell’amministrazione dello Stato. E, in particolare, sui contratti segretati o caratterizzati da particolari misure di sicurezza. Sui quali la Corte solleva anche alcune perplessità circa la procedura applicata dagli enti appaltanti.

Per esempio a proposito della “gara” per l’hangar di Amendola nel documento si legge che “invero, la lettera d’invito reca la data del 17 maggio 2012, pertanto doveva essere emesso un nuovo provvedimento nel quale fossero motivate ed individuate le speciali misure di sicurezza da adottare”. I magistrati contabili, inoltre, rilevano che “non emergono con chiarezza i criteri seguiti” per l’applicazione del d.lgs 163/2006 sui corrispettivi e gli incentivi per la progettazione e i fondi a disposizione delle stazioni appaltanti. Rilievi analoghi, poi, anche per il fabbricato destinato al simulatore.

Formalità burocratiche che tuttavia toccano un nervo scoperto per i contribuenti italiani, quello della scelta di mantenere segrete certe spese che ha un costo in termini di “selezione concorrenziale ridotta” da compensare con l’effettiva necessità di ricorrere alla segretazione, come ricorda la Corte dei Conti in più passi della relazione. Anche a proposito di questo specifico gruppo di appalti e, in particolare, della costruzione del magazzino del simulatore. “Va comunque osservato che per l’intervento in oggetto, consistente nella realizzazione di una struttura prefabbricata per magazzini ed uffici, non sembra giustificato il ricorso alla segretazione così come l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva a soggetti esterni alle amministrazioni dello Stato”, si legge infatti nel documento a proposito di questo specifico contratto.

Questioni non solo di forma, insomma, soprattutto per un Paese che sta basando la propria tenuta contabile sui risultati di una buona spending review. Lo sanno bene i magistrati contabili che nella loro relazione si sono sentiti in dovere di chiarire alle pubbliche amministrazioni il fatto che “la “segretazione” è da considerarsi un evento di natura eccezionale, la cui ratio risiede nella relazione tra l’informazione riservata e l’interesse pubblico della protezione degli interessi essenziali della sicurezza dello Stato: solo a fronte della prevalenza di questultimo il legislatore considera cedevole l’interesse alla pubblicità ed alla concorsualità delle procedure di aggiudicazione”.

Il tutto mentre gli Stati Uniti sono reduci dalle settimane difficili dello shutdown. Con il risultato che i grandi gruppi della difesa si sono visti tutti tagliare compensi e appalti. Secondo il portavoce della britannica BAE Systems – primo Contractor non americano del programma JSF – almeno il 10% dei suoi 34.500 addetti potrebbe subire le conseguenze dello shutdown oltre Atlantico. Ma l’effetto si è sentito anche in Italia. E, più precisamente, a Grottaglie. A riportare la notizia è stato il sito specializzato di Analisidifesa.it: “La decina di tecnici americani giunti in Italia per discutere assieme ai responsabili militari e industriali gli interventi infrastrutturali necessari ad adattare la base aerea pugliese di Grottaglie all’F35, sono stati richiamati negli Stati Uniti, con ordine fatto loro pervenire nella tarda serata di venerdì 4 ottobre”. Insomma erano diretti in Puglia e tutto è stato rimandato a data da destinarsi.