Società

L’Italia schizofrenica e le finte emergenze

In questo Paese schizofrenico c’è qualcosa di obbrobrioso che si consuma ogni giorno: l’invenzione delle finte emergenze per cavalcarle, specularci e da ultimo legiferarle. Vi farò diversi esempi, tutti attuali. Il problema nasce dalla cialtroneria politica frammista a quella dell’informazione, dove non è dato sapere chi governi di più tra i due. Tale cialtroneria poi investe il potere più delicato, quello legislativo.

Lo schema è assai semplice: si crea un’emergenza cogliendo un’occasione, si alimenta il convincimento che vi sia un’emergenza (dibattendone lungamente ed in modo martellante, attraverso tutti i mass media, rimbalzando ed echeggiando a lungo il tema con toni assolutamente preoccupati e conformistici), si radica nell’opinione pubblica la perdurante preoccupazione, s’impone pertanto al legislatore di intervenire urgentemente a normare l’emergenza affinché cessi di essere tale. Iniziamo con gli esempi, limitandoci solo a questi mesi. Altrimenti la lista sarebbe infinita. 

Imu. Una classe politica Imu-deficiente mononeuronica imposta interamente la campagna politica sul tema di più facile presa, secondo l’assioma casa/investimento diffuso/crisi economica. Martella il tema finché tutta la stampa non dibatte d’altro e le larghe intese pure, tema certamente secondario se non terziario rispetto a quelli fondamentali che però non vengono affrontati (volutamente): la riforma fiscale col taglio immediato del cuneo fiscale e del costo del lavoro; la riforma della giustizia per garantire un affidabile (anche per gli investitori esteri) sistema di tutela dei diritti; il rilancio del Paese investendo nelle sue vere risorse (beni culturali, paesaggio, gastronomia, bellezza). Alla fine si legifera l’Imu con manovre urgenti e mediocri.

Femminicidio. Da tempo esponenti del mondo politico e della cultura con l’appoggio di quasi tutti i mass media, pompano l’allarme “femminicidio”.  Ciò basta per giungere con urgenza al Decreto Legge 14 agosto 2013, n. 93 convertito in Legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel quale pur dinanzi a condivisibili aggravanti o strumenti di celere intervento, la ratio di fondo è che la vita di una donna vale più di quella di un uomo. A mio parere un’offesa al principio di uguaglianza. 

Immigrazione. L’immigrazione in Italia è sempre stato un tema politico, meschinamente speculato dalla politica più abbietta. La finta sinistra ha lungamente perorato la tesi dell’accoglienza buonista e solidale così non regolamentando nulla, la finta destra ha eretto il manganello. Il risultato è evidente a tutti: un minestrone riscaldato che offre l’immagine di un Paese forse accogliente e forse no, teso più a usare gli immigrati come forza lavoro a basso costo, non come una risorsa culturale. Gli eventi drammatici degli sbarchi a Lampedusa hanno rinfocolato il dibattito, condito da un senso di colpa che si vuole inculcare, sull’ambiguità dell’“accogliamoli tutti a braccia aperte perché son tutti profughi” alla difesa ad oltranza del reato di clandestinità, che all’opposto si pretende di abrogare d’urgenza. Come se la sussistenza del reato o meno possa disincentivare gli sbarchi. E’ notorio come gli immigrati disperati prima di partire acquistino un compendio di diritto penale italiano aggiornato. 

Carceri. Qua si toccano alte vette di ipocrisia e disonestà. E non solo intellettuale. Improvvisamente le larghe intese, guidate dai messaggi vibranti monarchici, concordano tutte su amnistia, indulto, condono, perdono e carezze perché “il problema dei carcerati è drammatico” e rischiamo una valanga di risarcimenti per trattamenti inumani. Tutti per “uno”, come sappiamo. Un problema che dura da qualche decennio, improvvisamente assurto ad urgenza. Nessuno che si degni di proporre le scelte più ragionevoli, ossia di allocarli a Pianosa, Asinara e in altri carceri esistenti ma mai aperti, ovvero di disporre misure rieducative alternative. 

Costituzione. Da ultimo l’urgenza regina: l’improcrastinabile riforma della carta costituzionale che impedisce al Paese di crescere. In realtà l’esigenza di assicurare a questa banda di impuniti un sistema di regime più snello per continuare ad assicurarsi l’impunità. Un crimine contro il popolo italiano con la compiacenza di un giornalismo servile, genuflesso e indegno di scrivere se non in un Paese totalitario. La vera emergenza in Italia è continuare a subire chi ci racconta false emergenze.