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Gloria De Piero e il topless delle ‘pari opportunità’ inglesi

“È ora di finirla con la storia di quelle vecchie foto in topless. Oggi faccio un altro lavoro – la politica –, cerco di farlo al meglio. La pubblicazione di quegli scatti sarebbe umiliante per me. E non merito di essere condannata per qualcosa che ho fatto più di 20 anni fa”. Così parlò la 40enne Gloria De Piero, affascinante esponente del partito laburista. Una volta appreso che un’agenzia stampa stava dando la caccia alle sue pose a seno nudo, scattate quando De Piero era una 15enne lanciata forse verso il mondo dello spettacolo, la parlamentare ha risposto che la loro stessa esistenza “dice qualcosa riguardo al crescere in povertà”.

Nessun ripensamento sul suo passato. Nessuna condanna neppure verso quelle ragazze che, come ha fatto lei, usano la loro avvenenza per sbarcare il lunario. Con candore ha spiegato alla Bbc: “Mi servivano un po’ di soldi per potermi vestire decentemente”. 

Oggi ministro ombra per le Donne e l’Uguaglianza, Gloria De Piero non è nata nella gabbia dorata del Parlamento. Che anzi, confessa, le era inizialmente sembrato un mondo quasi irraggiungibile. Figlia di una coppia di emigranti molisani di modeste origini, Gloria è nata e cresciuta in Yorkshire, nell’Inghilterra profonda. Giornalista tv e impegnata nel Labour fin dall’università, la bellezza dirompente l’ha aiutata e le ha nuociuto. Malignamente considerata una delle ‘veline’ della sinistra dalla stampa scandalistica – che nel Regno Unito è una potenza –, quando Gordon Brown la vuole in Parlamento, i giornali vicini ai Conservatori ironizzano: è lo “zuccherino di Brown” (“Brown sugar”, zucchero grezzo in inglese). È infine con il nuovo corso del 40enne leader laburista Ed Miliband che De Piero arriva al-l’incarico di ministro ombra.

Gloria ricorda che la storia delle sue pose era già venuta fuori all’inizio del suo impegno nel partito . Una dirigente le disse materna: “Non ti preoccupare, nessun problema. Nessuno ti giudicherà per questo”. Labour ed elettori perdonano, i tabloid no.

Il Fatto Quotidiano, 19 Ottobre 2013