Politica

Napolitano, Berlusconi e la partita a poker

Chissà se in queste ore il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si sta finalmente rendendo conto di quanto sia filibustiere il nostro Caimano, più noto come Silvio Berlusconi. Dalla durezza del comunicato con il quale il Quirinale ha reagito al ricatto lanciato dalle truppe del Cavaliere e dallo stesso Silvio Berlusconi sembrerebbe che qualche consapevolezza stia emergendo anche nel capo dello Stato che pure ha tentato in tutti i modi di salvare il “suo” governo Letta.

E’ vero che questa volta lo scaltro Caimano l’ha fatta grossa: con un cinismo inusitato e un tempismo calcolato Silvio Berlusconi ha fatto il suo mestiere, quello del guastatore pro domo sua. Ha chiamato a raccolta i suoi peones, annunciando le dimissioni in massa dei parlamentari del Pdl in caso di decadenza del grande capo tribù, proprio nel momento in cui il povero Enrico Letta tentava l’atto disperato di accreditare l’Italia davanti all’establishment politico e finanziario statunitense con una scampanellata a Wall Street che potrebbe suonare invece come una campana a morto dell’esecutivo italiano.

Davvero una carognata da parte dell’alleato Pdl. E dato che l’attuale governo di larghe intese è nato soltanto grazie alla regia di Giorgio Napolitano, questa volta il capo dello Stato non deve averla digerita tanto facilmente.

D’altronde era tutto prevedibile con un baro come Silvio Berlusconi. Il titolo dell’editoriale del Corsera fa sorridere: “Irresponsabilità”, scrive Massimo Franco a proposito del neo aventinismo del Pdl e di Berlusconi. Ma quando mai Silvio Berlusconi è stato responsabile? O vogliamo confondere gli scaltri tatticismi dell’uomo di Arcore verso le larghe intese con la responsabilità che dovrebbe spettare a un uomo politico. Oggi è ormai chiaro che Berlusconi spinse per le larghe intese nella speranza che il Pd e Napolitano gli fornissero una via d’uscita dai guai giudiziari. Visto che questo non pare possibile si passa al ricatto. Che cosa si aspettava il Quirinale da un personaggio che nella sua vita politica ha sempre anteposto gli interessi personali a quelli politici? Cosa deve fare ancora in Caimano per farci capire che continuerà a difendere i suoi interessi personali, fino al punto di ricattare un intero sistema politico, piuttosto che accettare una condanna di un regolare tribunale della Repubblica?

Visto che Berlusconi continua a rialzare la posta il Pd e il Quirinale dovrebbero andare a vedere le sue carte e interrompere questa asfissiante partita a poker basata sul ricatto. Un governo di scopo per la riforma elettorale e poi al voto. E se il Pd la smette di mettere i bastoni tra le ruote a Matteo Renzi per difendere l’attuale nomenklatura, c’è anche il rischio che questa volta le elezioni le vinca con maggiore nettezza. Ma è ormai assodato che il Pd quando si tratta di vincere riesce sempre a capovolgere le previsioni fornendo così la chance a Berlusconi di tornare in auge.