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Eurocrisi, Draghi promette aiuti a banche. E avverte: “Austerity pesa ma necessaria”

Il presidente della Bce si è detto ottimista sulla ripresa dell'Eurozona. Non abbastanza, però, da interrompere l'immissione di liquidità nel sistema, che di questo passo rischia di fare impennare l'inflazione. Allarme sulla disoccupazione che "resta elevata"

Mario Draghi promette altro denaro alle banche. ”Restiamo pronti ad agire sul fronte della liquidità in eccesso delle banche, che continua a scendere”, ha detto il presidente della Banca centrale europea, in un accenno alla possibilità di nuove misure nonostante il miglioramento delle prospettive di crescita. Il numero uno dell’Eurotower ha precisato che la disoccupazione nell’Eurozona “resta elevata”. Ma non è ancora tempo di abbandonare la strada dell’austerity. Il presidente della Bce ha avvertito infatti che “il necessario aggiustamento dei bilanci continuerà a pesare sull’attività economica”, lanciando un segnale ai governi, che “non devono allentare l’azione di risanamento dei conti”.

Resta quindi attuale la polemica sul rapporto tra la Bce e le banche. Jorg Asmussen, membro del consiglio esecutivo dell’Eurotower, ha dichiarato ieri che la decisione di chiudere gli istituti non più sostenibili “dovrebbe spettare solo al supervisore bancario, e quindi in futuro alla Bce”. Il rappresentante tedesco nel board della Bce ha rivendicato alla banca centrale il diritto di “decidere senza inutili discussioni” per il bene del settore. E ha sottolineato la necessità che la gestione “della politica monetaria e della supervisione bancaria non portino a un conflitto di interessi“.

Dopo le promesse alle banche e l’allarme sulla disoccupazione, Draghi si è detto ottimista sulla ripresa dell’Eurozona. Non abbastanza, però, da interrompere l’immissione di liquidità nel sistema, che di questo passo rischia di fare impennare l’inflazione. “Gli ultimi dati confermano che la crescita, tornata in positivo nell’area euro, è in miglioramento graduale”, ha detto. Ma ha aggiunto: “Ciononostante la Bce manterrà una politica monetaria accomodante con tassi fermi o in calo per un periodo prolungato in modo da sostenere la ripresa”, che “proseguirà nel resto dell’anno e nel corso del 2014”.

Prima dell’intervento di Draghi è stata comunicata la decisione del consiglio direttivo della Bce, che manterrà invariato il tasso di interesse di riferimento al minimo storico dello 0,5%, tenendo fermi anche il tasso marginale, all’1%, e quello sui depositi, allo zero.

Secondo il capo della Bce la ripresa è quindi alle porte. E non è l’unico a pensarla così. Lo stesso premier Enrico Letta, e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, sono arrivati alla conclusione, durante un vertice a Palazzo Chigi, che la ripresa economica è in arrivo, sottolineando che si può stare tranquilli perché “le banche italiane sono solide”.

Per quanto riguarda la Grecia, invece, Draghi ha avvertitto che eventuali nuovi aiuti sarebbero vincolati a “nuove condizioni”. Sottolineando che la Bce (che detiene ancora titoli di Atene) non parteciperà “ad alcuna operazione che preveda un ulteriore taglio del debito pubblico greco”. Proprio questa mattina Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, ha fatto sapere che Atene necessiterà senza dubbio di ulteriori aiuti finanziari dopo il termine dei programmi di salvataggio attuali, che scadranno il prossimo anno.

Dijsselbloem ha spiegato che i guai della Grecia, salvata dalla bancarotta nel 2010 con una serie di prestiti da parte di eurozona e Fondo monetario internazionale del valore complessivo di 240 miliardi di euro,  “non saranno completamente risolti entro il 2014”. E ha aggiunto: “È realistico ipotizzare che sarà necessaria assistenza ulteriore dopo il termine del programma di aiuti, ammesso che la Grecia si attenga alle condizioni poste dall’Eurogruppo”.

Sul fronte della supervisione bancaria, infine, Draghi ha avvertito che “è in corso una discussione con il Parlamento europeo, con progressi considerevoli: arriveranno notizie positive nei prossimi giorni”, sottolineando che “c’è un senso diffuso ad andare oltre un semplice supervisore, un senso di cooperazione”.