Cultura

Il destino di Mary, bella e fragile

Il giornale locale aveva pubblicato la foto di Mary e di quell’altro, non so chi fosse. Si erano fatti un grammo, volevano ammazzarsi, ma si erano salvati, il padre di lui aveva sfondato la porta, secondo piano del falanstero, a Mazzarruna. Una questione di giorni, e la vita sarebbe tornata regolare, Mary in vespa con il tizio la sera, Mary con il tale con cui si era fatto un grammo di roba flirtare più in là, Mary viva ancora. Era una donna, ecco tutto. Quante volte ho tentato di imitarla. Imbottivo il reggipetto, indossavo lo stesso rossetto rosso, accorciai i capelli nel medesimo caschetto nero. Era diventata la mia ossessione, come lo fu Christiane Felscherinow dello zoo di Berlino. Sinceramente, non c’era altro da fare. Avevo smesso di leggere i miei amati libri, i compagni delle case mi prendevano in giro, mi accusavano di usare parole troppo lunghe.

Romina fumava alla finestra, mi parlava del suo buzzurro, secco e livoroso. Mary era uscita di casa allora, doveva farsi, correva dal pusher, era l’ora del diavolo.  Massimo invidiava Mary perché aveva sempre la roba e non doveva sbattersi. Era una donna, io non lo sarei diventata mai. Ero senza tette, non avevo fianchi, soltanto crudele al limite come i pettirossi. Massimo certe volte mi guardava con tenerezza, ma era troppo sballato per trovare le parole giuste. Allungava la sua mano ossuta e bianca, zitta sussurrava. Romina urlava dalla finestra di salire, era su di giri, la madre non era in casa e lei aveva fumato, dai che ne ho ancora, urlava. Massimo restava sotto ad aspettare il solito tizio, da casa di Romina guardavo verso il cortile, poi guardavo lui. Fossi stata come Mary, sai, lui impazziva per me, mentivo, e Romina diceva sì sì, mentiva anche lei. A letto sai Romina, sì sì diceva lei, a letto sì. Non sapevamo nulla della vita e di certe cose, non eravamo come Mary, lei era andata a Napoli, lavorava in quei locali dove devi far bere la gente, cioè gli uomini, gli uomini adulti, ne avevo paura, aveva guadagnato un sacco di soldi e si era comprata l’Alfa e affittato casa e qualche povero cornuto a mantenerla lo trovava. Era bella, a modo suo, circense, con grandi tette, dove gli uomini affamati saziavano le loro fantasie. Mary è morta di cancro, non di overdose.

(continua)