Diritti

Immigrazione: Io, Najib, non sono più un clandestino

“Vogliamo sentimenti di solidarietà, commozione, condivisione e fraternità…” questo il commento di Maria G. Vitali-Volant al mio ultimo post sulla Santanchè. Proverò ad accontentarla. Gli angeli esistono e io ne ho incontrato uno.

E’ sbarcato sei anni fa su una di quelle carrette del mare ammassato fra tanti povericristi che osavano sognare un futuro migliore. A furia di sognarlo Najib Dhouibi lo ha realizzato. Destinazione Trapani, dove ha fatto il badante ad un’anziana signora. La quale ha praticamente adottato questo ragazzone di 26 anni dai riccioli neri e la pelle caffè e latte, che la sera studiava fino a notte fonda l’italiano con gli audio/dvd per sentirsi meno escluso. Una volta imparata la lingua, ha venduto il suo computer e ha mandato i soldi a casa.  

Najib mi racconta pezzo dopo pezzo la sua vita. Nato a Kairouan, a 170 km da Tunisi, il padre venditore ambulante. La madre muore di tumore a 49 anni, in conseguenza di una diagnosi sbagliata nel 2006. Primogenito di tre fratelli e due sorelle, investito del ruolo di capofamiglia, sbarca in Italia inseguendo la chimera di una facile fortuna. Da quel momento, tutto quello che guadagna (più o meno 800 euro al mese), finisce a casa, alla famiglia in Tunisia.  

Mi guarda con quegli occhi grandi  grandi: “Noi siamo diversi da voi. Prima viene la famiglia. Poi il resto. Io darei la mia vita per loro”. Nel frattempo la santadonna di Trapani, dopo un iter burocratico durato quattro anni, riesce a metterlo in regola con i documenti. “E’ stato il momento più bello della mia vita. Non sono più un clandestino”.

Najib adesso ha trovato un altro lavoro alle Eolie, in piena stagione lavora sette giorni su sette, 12 ore al giorno. Mi chiede di non scrivere il nome del ristorante perché, anche se non lo pagano un granché, di questi tempi è meglio che fare la fame.

“In Tunisia con la rivoluzione è cambiato ben poco, però ha fatto bene alla democrazia. Il presidente Marzouki è una persona per bene. A “rubare” sono quelli che lo circondano. Come il vostro presidente  Napolitano, Marzouki  è solo un simbolo. Nel paese continuano a esserci manifestazioni contro il partito al-Nahda (ndr. di orientamento islamista moderato) per costringerlo a dimettersi” – allarga le braccia Najib – “Non si erano mai visti prima. Adesso arrivano alle Eolie i figli dei ricchi tunisini a bordo di megayacht, porfafogli gonfi di euro e si fanno la doccia con lo champagne. I figli dei privilegiati ci sono sempre stati  ma prima avevano il pudore di non farsi vedere… Nel paese c’è la stessa miseria di prima. Anzi di più….Mio padre e i miei fratelli, anche loro venditori ambulanti, ora sono tutti disoccupati. Quello che guadagno continuo a mandarlo a casa. Mi tengo per me solo 150 euro al mese”.

Ma quest’anno la stagione invernale si annuncia più fiacca del solito. Non ho la ricetta per un mondo migliore ma mi offro per dare una mano a cercargli un altro lavoro perché nell’orizzonte non lontano di Najib c’è il matrimonio con la sua Marianna, una ragazza dallo sguardo dolce che lavora alle Poste di Milazzo. Najib è musulmano ma non si inginocchia cinque volte al giorno e trova straordinario il nostro papa.

Poi guarda su in alto, con fiducia. Quasi a voler ringraziare. L’Italia è stata per lui l’America dei nostri nonni emigranti.