Emilia Romagna

Ferrara, Berco: in extremis trovato l’accordo con i sindacati

Le lunghe trattative tra sindacati, ministro del lavoro e Thyssenkrupp salvano la situazione dei 611 operai a rischio licenziamento. La Fiom: "Non è una vittoria schiacciante, ma il massimo risultato possibile". Gli esuberi saranno 438

Ore 00.24, 3 agosto. Si compie il miracolo Berco. Quando tutto ormai sembrava perduto, con le trattative presso la sede del ministero a Roma fallite e 611 dipendenti del gruppo in attesa di ricevere le lettere di licenziamento, è arrivato il colpo di scena.

Facciamo un passo indietro e andiamo a venerdì notte tra il 2 e il 3 agosto. Davanti al ministro Giovannini siedono istituzioni, sindacati e Confindustria. Dopo sei ore di schermaglie l’azienda fa saltare la trattativa. La notizia arriva come un fendente al petto per le centinaia di lavoratori che a Copparo, in provincia di Ferrara, da nove giorni e nove notti stanno presidiando i cancelli della fabbrica metalmeccanica più grande dell’Emilia-Romagna.

C’è già chi si dice pronto alla protesta a oltranza e all’occupazione. Il giorno dopo le delegazioni sindacali annunciano che tenteranno il tutto per tutto: azioni legali per impugnare ogni singolo licenziamento. Non sarà necessario. Perché a sorpresa l’amministratore delegato Lucia Morselli convoca i sindacati territoriali nella sede di Unindustria a Ferrara. Tutto passa nella più completa segretezza. Solo passata la mezzanotte si saprà che c’è un accordo nero su bianco: stop ai licenziamenti, riduzione degli esuberi e un anno di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione.

Non è una vittoria schiacciante, come ammette la stessa Fiom, ma è sicuramente “il massimo risultato possibile”. Che per i dipendenti di Copparo vuol dire tornare a sperare. Sperare che nella primavera del 2014, quando anche questa turnata di Cigs sarà alle spalle, l’azienda possa ripartire davvero senza dover fare i conti con la quotidianità della crisi.

E la conferma che l’esito del braccio di ferro con la Thyssenkrupp sia molto di più di un buon compromesso è tutta nelle grida e nelle lacrime dei lavoratori, che accolgono con boati da stadio i sindacalisti che salgono domenica mattina sul palco per spiegare i termini dell’intesa. Le lettere di licenziamento rimarranno chiuse nei cassetti della direzione. L’accordo prevede infatti un anno di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione a decorrere da maggio/giugno 2013, con un piano di formazione e ricollocazione, anche se viene confermata invece la chiusura dello stabilimento di Busano Canavese (in provincia di Torino).

Nel frattempo è sceso il numero degli esuberi: ora sono 438 e 320/330 quelli in provincia di Ferrara. Viene confermata l’attuale procedura per i licenziamenti, ma solo su base volontaria o in maniera funzionale al prepensionamento, con incentivi fino a 121 euro. Per quanto riguarda il prepensionamento, si parla di 27mila euro con un anno di cassa integrazione e tre di mobilità per chi ha davanti a sè ancora quattro anni. La cifra sale a 121mila euro con un anno di cassa, tre di mobilità e tre di prosecuzione volontaria per quelli a cui rimangono sette anni.

Per gli esodi volontari, fino al 21 settembre l’azienda metterà a disposizione 65mila euro più la procedura di mobilità. Dopo il 21 settembre questa cifra è destinata a scendere.

Per quanto riguarda la contrattazione aziendale, disdettata unilateralmente a giugno dall’azienda, l’accordo prevede una soluzione mediana: vengono escluse alcune voci come il Pdr, il cottimo e il concottimo. Per questi ultimi due si parla di un’eventuale riproposozione nel 2015. Il premio feriale e il premio di produzione congelato non saranno riconosciuti per i prossimi due anni. A partire dal terzo anno il primo spetterà al 100% e il secondo al 50%. Dal quarto anno anche questo sarà versato al 100%.

Alla luce di queste “concessioni”, l’assemblea ha sciolto il presidio. Oggi, lunedì, i dipendenti sono tornati al lavoro. Ma difficilmente dimenticheranno quanto vissuto in questi mesi. “Ma da oggi siamo un gruppo unito e compatto – rivendica il segretario provinciale della Fiom, Mario Nardini -. Abbiamo dimostrato che siamo disponibili ai sacrifici quando lo è anche l’azienda, in un’ottica di rilancio del gruppo e dello stabilimento. All’azienda abbiamo ribadito che a fronte di questa nostra disponibilità non permetteremo di ritrovarci tra un anno al punto di partenza. Oggi Berco non ha più alibi”.