Musica

Italians do it better – La musica degli altri

Noi italiani abbiamo tante peculiarità, di cui alcune più evidenti di altre: tra queste la furbizia, che è poi il principale viatico per la doppia morale che contraddistingue molti di noi. Se nell’arte – in generale – il nostro paese ha espresso il massimo possibile in termini di architettura, pittura, letteratura, in musica sembrerebbe che buona parte di quanto le radio di flusso ci hanno proposto finora possa essere ricondotto, magari inconsciamente, ad intuizioni altrui: e non parlo di riferimenti ma di porzioni consistenti di canzoni ormai parte integrante della nostra tradizione popolare. Sia ben chiaro, non sto parlando di plagi veri e propri ma bensì di somiglianze curiose e a tratti inquietanti.

Come è per gli ogm, le grandi etichette discografiche dovrebbero avvertirci dell’esistenza di qualcosa di molto simile e sopratutto antecedente: scopriremmo così che Ligabue, con la sua “Certe Notti” (1995), voleva forse esprimere la sua piena gratitudine al Bon Jovi della più famosa “Bed Of Roses” (1992) o che Zucchero, oltre a dovere (forse) ingenti somme al fisco italiano ha più di qualche debito insoluto con Joe Cocker, specie accostando “Diavolo In Me” (1989) alla hit “High Time We Went” (1971) oppure “Per Colpa di Chi” (1995) a “Hitchcock Railway” (1969): i due, incontratisi più volte anche sul palco, non devono essersi evidentemente mai parlati. Che dire invece di Claudio Baglioni? La sua “Amore Bello” (1973) fa ingresso nelle classifiche italiane un anno dopo il capolavoro “Mona Lisas & Mad Hatters” di Elton John (1972): entrambe le canzoni – udite udite – saranno oggetto di varie cover nel tempo.

Meno probabile invece che i Red Hot Chili Peppers di “Otherside” (1999) abbiano preso spunto dalla tristissima “Attraverso Me” (1994) di Adriano Celentano: che almeno all’epoca, si limitava a fare il musicista. Altrettanto curioso il caso di Youssou N’ Dour,chiamato a rispondere – lui sì – in tribunale del fatto che la sua “Borom Gal” (2007) sarebbe un omaggio un pò troppo spinto alla famosissima – tenetevi forte – “Barcarolo Romano” (1929) di Romolo Balzani. *

E se Giusy ‘Gaetana’ Ferreri oltre a voler ripercorrere (magari) la carriera di Amy Winehouse si permette anche un’escursione – “Non Ti Scordar Mai di Me” (2008) – dalle parti degli Alterbridge di “Coming Home” (2007) è anche merito di Tiziano Ferro e Roberto Casalino, che quel brano l’hanno scritto.

Nello sconforto totale, capita però che Gigliola Cinquetti (“Non Ho L’Età”, 1964) sia stata oggetto di attenzioni quasi sconce niente meno che da parte del Re del Rock Elvis Presley (“Please Don’t Stop Loving Me, 1966): c’aveva provato anche Al Bano nel 1992 con Michael Jackson, salvo poi un giudice stabilire che entrambi si erano indirettamente ispirati ad un canto tradizionale americano e che il fiore all’occhiello di Cellino San Marco doveva pure ripagare le spese processuali. Che dire allora di Jovanotti? Il suo ‘percorso’ musicale lo ha portato a riempire gli stadi di tutta Italia, grazie a brani quali “A Te” (2008) e “Ora” (2011): la prima molto simile ad un brano dello spagnolo Alejandro Sanz (“A La Primera Persona”, 2006), la seconda quasi sovrapponibile a “Streets Of Philadelphia” di Bruce Springsteen (1994). Cancella il debito.

Ora voi vi starete chiedendo cosa io abbia voluto dimostrare portando alla vostra attenzione tutti questi esempi: niente. Non é questa la sede per discutere se si tratti o meno di plagi, il mio intento era quello di trascinarvi in questo gioco artistico che ho trovato divertente fin da principio. E poi, come direbbe Agatha Christie: “Non è tanto il delitto in se stesso che interessa, quanto ciò che si nasconde dietro”.

*Grazie ad Andrea Caovini per la segnalazione