Politica

Il governo Letta e la sindrome del rimandare

Il governo attuale, forte di una rilevante maggioranza parlamentare, è nato con l’intento di attuare alcuni provvedimenti urgenti per l’economia, una riforma della legge elettorale e la modifica di alcuni aspetti della costituzione. Dopo due mesi circa dal suo insediamento assistiamo a un continuo rimandare rispetto alle decisioni.

Guardando anche ai comportamenti dei governi degli ultimi dieci anni l’unica certezza è che il desiderio di rimandare ha sempre preso il sopravvento ogni qual volta ci si avvicinati a uno snodo importante nella vita politica del nostro paese.

Tanti pazienti mi parlano di una loro particolare tendenza a rimandare e si autoaccusano di questa incapacità di scegliere.

Vorrei provare ad analizzare assieme ai lettori quali siano le caratteristiche del rimandare:

1. Evitare il senso di colpa che può sorgere dopo l’eventuale scelta. Se qualcosa è andato storto dopo una decisione presa spesso si  instaura il convincimento di essere stato un incapace e compare un rimuginare ossessivo su ciò che si sarebbe potuto fare e che, invece, malauguratamente non è avvenuto. Ad esempio un imprenditore che l’anno scorso ha attuato alcune scelte ora rimugina sugli errori commessi e rimpiange di non aver agito diversamente.

2. Evitare il dolore della perdita di una possibilità. Ogni scelta, come affermava il filosofo Kierkegaard, ci pone di fronte a un aut-aut. Se facciamo una cosa rinunciamo, inevitabilmente, a qualche altra possibilità. Ci sottoponiamo, quindi, al dolore di perdere qualche opportunità che la vita ci poteva offrire. Ad esempio una ragazza che ha scelto di fidanzarsi con un uomo a volte pensa alle altre opportunità di incontro che perde.

3. Godere del piacere di vivere in una specie di limbo fatto di incertezze ma anche di opportunità. Nella zona delle non decisioni proliferano a volte le opportunità. Un ragazzo da tre anni si crogiola nell’incertezza rispetto agli studi universitari. Si è iscritto a ingegneria ma non si trova bene perché sente la materia troppo arida. L’anno dopo si è iscritto a lettere moderne ma anche in questa università  ha trovato aspetti negativi. Sta pensando di tornare ad ingegneria. Nel frattempo studia un poco ma di certo non si impegna. Ha molto tempo per stare con gli amici.

Le modalità con cui si determina dentro di noi il rimandare credo siano a tutti note ma brevemente le riassumo:

a. Trovare delle distrazioni. Mille piccole incombenze ci impegnano verso altre direzioni. Ad esempio un’insegnante da anni pensa ad un libro che vorrebbe scrivere. Sta rimandando da anni presa dai figli, dai problemi dei genitori , dalla casa da costruire.

b. Escogitare mille scuse. Siamo bravissimi a trovare delle ragioni apparentemente molto valide per rimandare. Ad esempio un signore dovrebbe decidere rispetto a una grande eredità ricevuta. Ha escogitato tante motivazioni negli anni per dilazionare di anno in anno il momento in cui prendere in mano la situazione.

c. Fare del rimandare una filosofia di vita. Un signore afferma:” Che senso ha dover correre e inseguire traguardi? In fin dei conti la vita è strana: non si sa perché si nasce e soprattutto la ragione della morte. Che senso ha impegnarsi in qualche iniziativa?”

Tornando all’attuale governo cosa pensano i lettori della sua tendenza a rimandare ogni decisione?