Società

Josefa Idem, che esempio ha dato il ministro ai miei ragazzi?

Aggiornamento delle ore 19.35 – Il Ministro Josefa Idem si è dimessa

Al di là delle dimissioni o meno, le parole del ministro Josefa Idem pronunciate in conferenza stampa non sono un buon esempio. Ho provato ad immaginare cosa potrebbe pensare un ragazzo, di fronte alla giustificazione: “Non ho imparato a fare la commercialista, la geometra o l’ingegnera”.

Insegno ai miei ragazzi a rispettare le regole, nella speranza che un domani questo paese abbia non solo dei buoni medici, dentisti, operai o impiegati ma anche lavoratori onesti. Anche al ristorante, il pizzaiolo, non è un commercialista, un geometra o un ingegnere ma deve farmi lo scontrino. In Italia è difficile, quasi impossibile, educare al rispetto delle regole, della legalità. A scuola i bambini ti chiedono: “Perché si pagano le tasse e il biglietto dell’autobus?”.

Anch’io maestro, non sono un commercialista, ma essendo precario per mantenermi devo fare più lavori e ogni anno, perdo del tempo per capire come e quante tasse devo pagare a questo Stato che non tiene conto del fatto che ogni anno al 30 giugno mi licenzia.   

Non voglio mettere in dubbio la professionalità e l’onestà intellettuale del ministro che in conferenza stampa ha ricordato tutto il suo curriculum: “Ho fatto l’atleta per una vita, ho fatto due figli, ho fatto attività politica con tanta passione, ho vinto più di 30 medaglie per l’Italia, un oro olimpico, due argenti, due bronzi, ho vinto cinque titoli del mondo, dieci titoli agli europei, ho partecipato ad otto olimpiadi. Nessuna donna prima di me ha partecipato a tante edizioni”.

Ma anche i miei alunni, quelli che magari fanno parte di qualche famosa squadra giovanile, quando vengono a scuola mi dicono: “Non ho potuto studiare perché sono andato a fare l’allenamento”. Sono dei bravissimi baby calciatori ma devono fare i compiti (quei pochi che assegno loro). Certo nel mio caso offro sempre una chance: “Studia per domani”.

Va respinta la strategia del linciaggio, il maniacale desiderio mediatico di entrare nella vita privata di chi ha assunto ruoli pubblici, non voglio urlare “dimissioni, dimissioni”, quando una Legge dello Stato (Decreto legislativo 267/2000) stabilisce i criteri per la sospensione e la decadenza di diritto degli amministratori pubblici, e prima ancora che chi di dovere abbia fatto il suo lavoro, ma mi piace pensare di poter dire ai miei ragazzi: “Non diventerete commercialisti, geometri o ingegneri, sarete magari filosofi o professori di italiano ma ricordatevi prima di tutto dei vostri diritti e doveri provando a migliorare, se sarà possibile, questo paese”.