Politica

M5S, il caso Gambaro come sintomo

E no, la vicenda Gambaro interessa eccome. E ridurla alla sceneggiata ridanciana di quelli che – come diceva Petrolini – “liticheno” è una forma di pericoloso pompierismo. Così come ogni tentativo furbetto di deviare l’attenzione dal contesto gravemente in stallo verso le ipotetiche meraviglie che i parlamentari cinquestelle starebbero elaborando sottotraccia nei più svariati ambiti legislativi.

Come si diceva un tempo, “alcuni cenni sull’universo”: piccola impresa, reddito di cittadinanza, magari energie alternative, probabilmente uscita dall’Euro e così via. Il fatto è che dell’ennesimo tsunami (questa volta cartaceo) non sappiamo che farcene, se non si raggiunge l’obiettivo pregiudiziale che ci era stato annunciato e continua a costituire il fondamentale discriminante tra cambiare tutto e non contare nulla: rompere gli equilibri del potere vigente. Ossia la metafora grillesca della “scatoletta di tonno da aprire” che – come si è constatato – resta tale a livello di battuta. Amici e pompieri possono dire quello che vogliono, ma la “banda Grillo” dimostra chiaramente di non sapere neppure da dove iniziare per sovvertire l’ordine collusivo che ha ripreso fiato – sotto l’attenta regia di Giorgio Napolitano – proprio perché i geni del WEB, quelli che circondavano i cadaveri, hanno evidenziato di non capirci proprio nulla. Pompierismi e critiche all’acqua di rose non servono a nulla: la faccenda Gambaro (con tutte le riserve sulla tempra da lottatrice di una tizia che solo ora, quando il movimento declina, trova il coraggio di parlare) è un sintomo che non va sottovalutato.

Su due fronti: incominciare a capire cosa davvero è avvenuto da febbraio a oggi, riflettere su cosa si sta prefigurando da oggi ai prossimi mesi. Analisi del passato: giorni fa Alberto Asor Rosa osservava che c’era un piano per arrivare alle cosiddette “larghe intese”. «Sia chiaro, non dall’inizio. Ma da un certo momento in poi il piano ha preso corpo: quando i soggetti interlocutori (ovvero, sia pure moderatamente e modestamente, distinti e contrari) sono così deboli e/o rinunciatari, è facile – diviene cammin facendo sempre più facile, – costruire un piano alternativo alle loro (peraltro estremamente confuse) intenzioni. E da quel momento, – e cioè dal momento in cui è diventata chiaramente visibile la confusione in cui i vari proponenti versavano, – il piano è stato applicato con sempre più lucida consapevolezza e con una davvero superiore capacità di controllo della crisi». Insomma, i cadaveri, i morti che camminano si sono rivelati più che vivi e in grado di soffocare in culla gli ingenui caciaroni, i legiferatori indefessi venuti dal WEB.

Credo si sia più amici dell’unica forza di opposizione in campo se non la si blandisce ma la si sfida a elaborare ragionamenti politici un po’ meno semplicistici. Certo, l’operazione scontra con il presidio del proprio orticello da parte dei soci fondatori del Movimento e il fideismo credulone dei miracolati dal tocco grillesco. Comunque è ben più onesta di quella che imputa tutti i guai alla campagna contraria della stampa da establishment. Ma che cosa diavolo vi aspettavate dai famigli del potere colluso?

Pensare al futuro: se va in porto l’operazione secessione con costituzione di un nuovo gruppo parlamentare, il nipotino di Giulio Andreotti, Enrico Letta, potrà ricreare la classica situazione dei “due forni” teorizzata dall’avo: la possibilità di scegliere di volta in volta se appoggiarsi al Pdl o ai transfughi del M5S. Credo varrebbe la pena di segnalare il pericolo tombale che incombe sul Parlamento (il ritorno alla centralità democristiana), che riavvolgerebbe il rocchetto del tempo fino ai giorni in cui il sistema politico divenne regime democristiano, con tutti gli effetti corruttivi che abbiamo visto scatenarsi in quest’ultimo penoso ventennio.

Credo che questa dinamica vada denunciata con toni accorati, piuttosto che blandire chi si sta perdendo in beghe insulse da condominio, mentre gli stanno preparando il trappolone finale.