Politica

OccupyPd: la ricostruzione di un partito passa anche per l’Europa

Domani sarò a Bologna con i ragazzi di OccupyPd. Discuteremo di come ricostruire un partito che oltre a funzionare ritorni ad essere profondamente alternativo alla destra.

Essere alternativi significa avere in testa un’altra idea del mondo, non è solo una questione di buongoverno. Per anni abbiamo subito l’egemonia culturale del berlusconismo, e non solo il Pd, tutta la sinistra. Da vent’anni parliamo di processi, di cene libidinose, di tasse. Siamo a traino in un dibattito pubblico che non riusciamo a guidare e ripetiamo, e ci indigniamo, e di fatto ci adattiamo agli argomenti e ai linguaggi. Piano piano diventiamo più superficiali, più vuoti, il nostro lessico diventa più volgare. L’effetto di Berlusconi sulla politica è l’effetto delle tv commerciali sulla televisione. E’ “Non è la Rai”.

E noi ci siamo cascati. Oggi siamo tutti come le ragazze di “Non è la Rai”, teleguidati da un Boncompagni che ormai non ha nemmeno più bisogno di scriverci le battute, le abbiamo interiorizzate.

Imu, Iva, Briatore, Presidenzialismo, Finanziamento, Espulsione, Fogna maleodorante, sono le parole della settimana della nostra politica contemporanea. Di questo dibattiamo, in questo vortice di vuoto ci annulliamo. Non usciremo mai dall’angolo del dibattito nazionale se non troveremo le nostre parole.

Una di queste parole è Europa. Chi vuol rappresentare la sinistra progressista italiana si deve porre il problema di cos’è l’Europa e a cosa serve. Per qualcuno l’Europa è quella delle banche centrali. Per me l’Europa è l’approdo di un percorso di cessione di sovranità degli stati nazionali, che sostituisca 27 piccoli e sempre più marginali paesi con un unico grande soggetto politico in grado di incidere sulle sorti del mondo.

Se l’Europa è questo allora deve farsi i muscoli. Non può tacere su quello che sta succedendo in Turchia. Non può tacere sulla Siria, sulla Cecenia. Non può imporre agli stati risucchiati dal buco nero della crisi l’annullamento del proprio stato sociale, perché lo stato sociale è prima di tutto una conquista di civiltà europea.

L’Europa deve imparare a parlare e per farlo deve darsi vita. Oggi l’Europa è solo struttura, burocrazia, finanza, gradi uffici, grandi e importanti organismi senza potere. Costruire la nostra Europa politica è una delle battaglie della sinistra. Come nelle pagine di Mary Shelley, la sinistra deve essere il fulmine che colpisce il corpo inanimato fino a dargli il primo vero respiro.

La vogliamo fare questa battaglia? Vogliamo cominciare a capire quali sono le nostre battaglie? Vogliamo farci guidare per una volta dalle nostre parole e non da quelle degli altri?

Altrimenti possiamo svegliarci domani, accendere la tv e ricominciare a parlare di Imu.

Twitter: @lorerocchi