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Spagna 2013: studentesse professioniste, cartoleros e Barcelona FC

Era da un po’ che mi ero ripromesso di tornare a Barcellona. Complici un amico francese e un comune amico di Barça (come la chiaman qui) ho preso un piso per un paio di giorni in Paseo del Bron e son venuto a dare un’occhiata. Il palazzo è decadente, con la doccia che per aver l’acqua calda devi accendere una bombola del gas, il mio amico e guida locale mi spiega che è “roba degli anni ’50”. L’appartamento è un po’ bohème ma carino e ha un piccolo terrazzo da cui scrivo che da su Paseo del Bron. La crisi morde a Barcellona e nella Catalogna ma non ne vedo tracce, nell’immediato.

E’ mattina e pare di esser a Milano: il lavaggio strade che con le spatole grattano il ciottolato vecchio di decenni, un paio di moto, il giornalaio e il farmacista che stan fuori del negozio a commentare e sbirciare una coppia gay che si tiene mano nella mano e parla allegra sulla panchina antistante.

Dove sta la crisi? Ieri sera giro un po’ con gli amici e noto che tutti gli edifici hanno messo fuori il cartone. Lo si fa anche da noi. Il mio amico sapendo che ci scriverò su mi fa “sono per i cartoleros”. E li comincio a capire la crisi sul serio. I cartoleros li ho già incontrati: gente di ogni età, a Bangalore in India, a Cape Town in Sud Africa, e a Buenos Aires in Argentina. Spingono o trascinano grandi carretti stracarichi di cartone. Lo rivendono ai riciclatori. L’amico mi spiega che è un modo per tirar su qualche soldo con la crisi, e la municipalità e i cittadini accettano la cosa. Sono tutti immigrati. Prima lavoravan nei Mc Donalds, e altre posizioni simili. Ora quei lavori li han presi avidamente gli spagnoli. Gli immigrati si son adattati ad un livello più basso di attività. Alle 2 di notte non li vedo ancora in giro, immagino si facciano vedere più tardi. Se una città come Barcellona ha i cartoleros significa che le cose stan andando male.

Sempre ieri sera ho fatto la mia seconda scoperta: con i miei due amici ci sediamo in un bar all’aperto, aria fresca gente allegra, tutti a ridere scherzare. I miei due appassionati di calcio dibattono se l’FC Barcelona stasera vincerà o meno. Io penso che mi farò un giro per la città, chiudermi in un posto con gente che urla a vedere tipi che tiran calci a una palla non mi entusiasma. Giro la testa e mi trovo una ragazza che osserva i miei bracciali e mi chiede dove li ho presi. Facciamo due chiacchere. E’ una studentessa di scienze politiche internazionali, vuol lavorare all’ONU. Quando le dico che i bracciali vengono da Cape Town dove sono stato il discorso veloce degenera in una discussione sulle materie prime e le sfide di crescita dei Brics. Un po’ scioccato che alle 2.30 del mattino trovi una persona con cui discutere di questo tema le vado dietro.

Parliamo per una mezz’ora, poi son cotto e assonnato, le lascio il mio link se vuol seguir i miei articoli, prima di accomiatarci mi chiede se mi va di passare la nottata con lei. Io ci rifletto un attimo “ ok è carina, bruna, 22 anni circa …” lei nota il mio tentennamento e mi fa rilassata “ tranquillo ho già finito di lavorare è che sei simpatico”. Mi sorge un dubbio e indago un attimo su cosa intende per lavoro. Con relax mi spiega che è una professionista. Lo dice in inglese con accento latino. Conosco questo eufemismo. A Londra le prostitute si autodefinisco “pro” o “professionist” gli inglesi sono politically correct e dire che vai a prostitute suona male. La ringrazio e declino l’offerta, lei un po’ colpita tira fuori l’iphone 5 e mi mostra il suo sito, parte di un macro sito con tutte le ragazze del suo club. Con le sue foto, quello che fa, non fa, costo per mezzora: 60 euro. Non sono esperto di professioniste ma credo che questa ragazza dovrebbe chieder di più, con un moto di, boh, orgoglio maschile lo faccio presente. Lei mi guarda sorridente e mi fa “ si… ma c’è la crisi se alzo il prezzo chi me la paga l’università, prima mi laureo prima scappo dalla Spagna”. Ci salutiamo e vado a dormire.

Questa sera ci sarà la partita del FC Barcelona. Metà città è in subbuglio, manco fossero i giochi dei gladiatori. L’FC negli ultimi tempi ha avuto qualche problemino economico e il fondo del Qatar è intervenuto per sostenere questa squadra (come ha fatto per il Paris Saint Germain). A quanto mi spiega la mia guida, un affare per tutti. Io ci rifletto su.

Cartoleros, studentesse professioniste, una città che la sera sorride e di giorno ha clochard per strada che chiedono sigarette, siamo tornati ai tempi di Roma: pane e circhi. Mancavano i gladiatori han messo i calciatori, gentilmente sostenuti da un emiro che ha la passione per il calcio.

Mi domando se la gemella di Barcellona in Italia, Milano, sia già così, se anche noi italiani siamo già arrivati a livello degli spagnoli. Ho letto su qualche sito che le studentesse professioniste già ci sono. Non ho ancora visto cartoleros per le strade, ma per fortuna il Milan o l’Inter (i simboli del calcio milanese) non li han ancora venduti.