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Olanda, in tv documentario sul doping nella Juve anni ’90 (con troppe omissioni)

Domenica scorsa un'intera puntata dal titolo emblematico: "Il tradimento di sangue nella finale di Champions del '96". Tante accuse, altrettante inesattezze e nessun cenno alla vicenda processuale che ha assolto Agricola e Giraudo, ma non ha permesso l'apertura di un altro processo a causa della prescrizione del reato

Nuove accuse di doping alla Juventus di metà anni Novanta. Arrivano dall’Olanda, dove hanno dedicato un’intera puntata di Andere Tijden Sport (Sport d’altri tempi, un famoso programma televisivo prodotto dall’emittente NOS) alla finale di Coppa dei Campioni del 1996, vinta dalla Juventus contro l’Ajax per 5-3 dopo i calci di rigore. E al presunto uso di doping da parte dei giocatori bianconeri. La trasmissione è andata in onda domenica scorsa con un buon successo di pubblico: oltre un milione di telespettatori, con punte del 17% di share. Ma le accuse, in realtà, più che nuove sono vecchie. Nel documentario scorrono le immagini della partita in cui – come racconta George Finidi, ala nigeriana di quell’Ajax – “i giocatori della Juventus correvano, pressavano, non ci facevano pensare. Di solito lo puoi fare per 20 minuti, non per 90, anzi 120. Non era normale”. Qua e là si vedono frammenti del processo, le testimonianze un po’ confuse di Vialli e di Montero.

Il clou della puntata, però, è rappresentato dalle interviste agli italiani. Raffaele Guariniello – il magistrato della Procura di Torino che condusse l’inchiesta – ricorda “le grandi difficoltà nell’investigazione” dovute alle reazioni dei tifosi e agli interessi che ci sono intorno al mondo del calcio. “E’ più facile trovare un pentito nei processi di mafia che in quelli di doping”, spiega il pm. Ma a finire in prima pagina sono state soprattutto le dichiarazioni di D’Onofrio, il perito all’epoca incaricato di esaminare i campioni di sangue dei giocatori bianconeri: “C’era un trend da parte di diversi giocatori ad avere alti valori di emoglobina in certi periodi dell’anno, tra aprile e giugno del 1996. Il sospetto è di aver utilizzato qualcosa per incrementare questi valori”. “Come l’epo?”, chiede il giornalista. “Come l’epo. O, con minor probabilità, emotrasfusioni”, risponde D’Onofrio. Che però, contattato dal fattoquotidiano.it, aggiunge: “Da parte mia non ci sono nuove accuse: ho solo chiarito gli aspetti scientifici della perizia, peraltro ampiamente già discussi nel dibattimento processuale”.

La tesi portata avanti dall’emittente olandese è chiara: non solo abuso di farmaci al confine della legalità, ma anche un impiego sistematico di doping, solo in parte provato nelle aule di tribunale (infatti sul dottor Agricola e su Antonio Giraudo pende l’ombra della prescrizione per un reato – quello della somministrazione illecita di farmaci tranne l’epo – in parte confermato) . Lo dimostra già il titolo, emblematico, della puntata: “Il tradimento di sangue nella finale di Champions”. Dove a più riprese si parla di “squadra drogata” e “gioco sporco”. I diretti interessati intervistati, ovviamente, sono di diverso avviso. Pietro Vierchowod, che giocò da titolare la finale, rivendica con orgoglio quel successo: “Io mi sono sempre comportato bene, ho vinto in modo pulito. Se gli altri hanno fatto qualcosa – e io non ho mai visto nulla – non mi interessa”. Nel documentario ci sono anche delle brevi dichiarazioni di Antonio Conte. Il tecnico bianconero (allora perno del centrocampo della Juventus) ricorda la gioia della finale. Poi gli viene chiesto dello scandalo doping: lui non fa una piega, sembra voler rispondere ma chi gli è accanto gli consiglia di non farlo.

Ha risposto alle domande dei giornalisti, invece, Sandro Donati, ex allenatore della nazionale italiana di atletica e grande esperto di doping, autore del libro Lo sport del doping: chi lo subisce, chi lo combatte. “In questo caso è tutto molto chiaro – afferma Donati nel documentario –, perché diversi giocatori hanno valori alti. Le probabilità che tutti gli atleti abbiano naturalmente, senza l’aiuto di farmaci, questi stessi valori nello stesso periodo sono pari a zero”. Anche qui, però, arriva una specifica: “Il mio ragionamento era più complesso – spiega Donati a ilfattoquotidiano.it – Nel processo non è stato possibile dimostrare l’uso di doping oltre ogni ragionevole dubbio. Il mio convincimento personale è che la Juventus abbia fatto qualcosa, ma lo stesso discorso vale anche per altre squadre: il doping all’epoca era molto diffuso, purtroppo il calcio è sempre stato intoccabile. Io volevo parlare di questo. Invece gli olandesi puntavano solo a dimostrare che la Juventus aveva vinto la finale contro l’Ajax in maniera disonesta. Tutta la trasmissione è impostata su intenti nazionalistici da strapazzo”.

Nel documentario, infatti, si parla delle super prestazioni della Juventus di Marcello Lippi; delle centinaia di tipi di farmaci trovati nell’infermeria bianconera; delle carenze dei laboratori antidoping italiani (che non hanno mai riscontrato alcun caso di positività per i giocatori della Juve). Un lavoro di parte, quindi, probabilmente avvalorato dalla conclusione nebulosa della vicenda processuale che ha coinvolto il medico sociale Agricola e l’amministratore delegato della società bianconera Giraudo, assolti dalla Cassazione ma al contempo salvati dall’accusa di doping e di frode sportiva grazie alla prescrizione che ha estinto il reato. Era il 2007. Oggi le ombre ritornano. Dall’Olanda.

Modificato da Redazione Web il 29 maggio 2013