Giustizia & Impunità

Un parlamento non è un refugium peccatorum, parola di speaker

Uno dei tre vicepresidenti della Camera dei Comuni britannica, il conservatore Nigel Evans, è stato arrestato a Pendleton, Lancashire, lo scorso 4 maggio, in seguito alle accuse di aggressione e stupro da parte di due ragazzi ventenni. E’ stato quindi interrogato, e poi rilasciato su cauzione.

Evans, che finora non è stato incriminato, ha dichiarato di conoscere i due giovani, che considerava amici, e ha respinto fermamente le accuse rivoltegli. E’ poi emersa la notizia secondo cui un terzo uomo avrebbe detto alla polizia di essere stato molestato dal vice speaker due anni fa proprio in Parlamento.

Domenica 19 maggio, come confermato da un portavoce della polizia del Lancashire, competente per il caso, sono stati perquisiti i locali degli uffici di Evans e del suo staff, a Londra, all’interno dell’edificio del Parlamento.

Il 20 maggio, il presidente della Camera, John Bercow, a inizio seduta, si è rivolto ai membri dell’assemblea per darne comunicazione: “Desidero riferire alla Camera che gli uffici di un deputato sono stati perquisiti ieri in seguito ad un mandato emesso il 16 maggio da un giudice del tribunale di Preston. Il mandato era in relazione alle indagini riguardanti un grave reato che prevede l’arresto”

Poi, giocando d’anticipo sulle prevedibili obiezioni dei colleghi sul tema dell’immunità parlamentare, ha aggiunto: “E’ mio dovere ricordare ai deputati, come fece il mio predecessore nel 2008, che lo spazio del Parlamento non è un porto per rifugiarsi dalla legge“. 

Lo speaker ha quindi continuato fornendo spiegazioni sulla prassi seguita prima e nel corso della perquisizione: “Secondo il protocollo reso pubblico dal mio predecessore, in occasione dell’esecuzione di perquisizioni negli spazi all’interno della Camera dei Comuni l’8 dicembre 2008, ho esaminato personalmente il mandato e, con la consulenza dei funzionari della Camera, ho verificato che non vi erano le basi giuridiche per opporsi alla sua esecuzione. Ho anche consultato l’Attorney General e il Solicitor General che hanno fornito lo stesso parere. Sono loro molto grato. Il Segretario Generale della Camera (consulente per lo speaker su immunità e procedure, ndr) è stato tenuto costantemente al corrente e ha partecipato alla decisione”.

“Al momento della perquisizione erano presenti il funzionario per la sicurezza (Serjeant at Arms) e il consulente giuridico della Camera (Speaker’s Counsel). I funzionari di polizia si sono impegnati formalmente sul trattamento da riservare ai materiali di competenza del Parlamento fino alla definizione di qualsiasi pretesa di immunità. Le indagini continuano – ha concluso Bercow – e non sarebbe giusto fare ulteriori commenti. Non risponderò a domande sul mio comunicato”.

Nigel Evans, da parte sua, pur incredulo per le accuse, non ha protestato ma ha ringraziato quanti hanno voluto dimostrargli fiducia e ha espresso apprezzamento per il modo in cui la polizia ha affrontato il caso. Un atteggiamento coerente con il suo passato di parlamentare attento all’uguaglianza di trattamento da parte delle istituzioni verso tutti i cittadini. 

Di lui si ricordano, per esempio, alcuni interventi e dichiarazioni del 2006, ai tempi del caso italo-britannico che coinvolse il ministro laburista Tessa Jowell, moglie dell’avvocato David Mills, in cui Evans rilevò una mancanza di rigore e un’eccessiva indulgenza rispetto a casi simili, ma privi di  protagonisti eccellenti.
  
La severità invocata da Evans nel 2006 viene invece, ironia della sorte, esercitata oggi su di lui che, pur non recriminando, ha però deciso di non dimettersi, almeno fino a quando non saranno terminate le indagini, rinunciando solo ad esercitare, in questo periodo, le funzioni di speaker.

Certo l’apparente facilità con cui la polizia è riuscita a perquisire gli uffici all’interno del Parlamento inglese stride con gli ostacoli frapposti, un paio d’anni fa, a un’analoga perquisizione richiesta dalla Procura di Milano per gli uffici di Milano 2 del ragionier Spinelli, di proprietà di Silvio Berlusconi, per i quali è stato necessario richiedere l’autorizzazione a procedere del Parlamento. Un’autorizzazione mai arrivata visto che la giunta della Camera decise di restituire alla Procura di Milano gli atti basandosi sul presupposto che la competenza a indagare avrebbe potuto essere del Tribunale per i ministri.

E’ tuttavia giusto riconoscere sia le luci che le ombre che caratterizzano due sistemi giudiziari molto diversi tra loro: se è vero che a Roma lo spazio del Parlamento spesso appare proprio quel porto per rifugiarsi dalla legge di cui parlava John Bercow, è di pochi giorni fa la notizia della delusione della vedova Litvinenko dopo che il coroner, Sir Robert Owen, ha spiegato che non potrà esaminare, per ragioni di sicurezza nazionale, l’eventuale ruolo svolto dalla Russia nella morte del marito, assassinato a Londra nel 2006 con del polonio radioattivo. In Gran Bretagna non è prevista l’obbligatorietà dell’azione penale e il ministro degli Esteri, William Hague, che aveva chiesto di porre il segreto di Stato sui file riservati dei servizi segreti riguardanti l’affare di spionaggio, è stato accontentato. Non altrettanto le esigenze di giustizia.