Politica

Spagna, gli indignati si “ispirano” ai 5 Stelle. “In Italia la protesta è riuscita”

Il 18 maggio i parlamentari Di Battista e Orellana sono stati invitati per il primo congresso di Democracia Real Ya. Ma, oltre a Madrid, puntano a tenersi in contatto coi movimenti organizzati dal basso, dalla Grecia al Portogallo, in attesa delle Europee e per mettere radici oltre confine

Dopo la Fiom, la Spagna. I grillini corrono veloci dove c’è odore di sinistra orfana di futuro. Gli ambasciatori scelti sono il deputato Alessandro Di Battista e il senatore Luis Alberto Orellana. A invitarli il 18 maggio a Madrid è stata l’organizzazione degli indignados spagnoli per il primo congresso di Democracia Real Ya. Un espatrio caldeggiato dallo stesso Beppe Grillo che qualche mese fa al Fatto Quotidiano aveva rivelato la volontà di uscire dai confini nazionali.

“Inarrestabili lo siamo già, ora dobbiamo rompere tutti gli schemi, anche quelli nazionali”. Obiettivo 2015 e le elezioni europee per decidere il parlamento di Strasburgo. Ma non solo. Nel mirino del leader 5 Stelle anche i movimenti cittadini organizzati dal basso, nati nei vari Paesi europei. Dalla Grecia al Portogallo passando per la Romania. I gruppi si organizzano e cercano contatti per riuscire a crescere malgrado le difficoltà interne e i blocchi delle istituzioni. “L’Italia è il modello da seguire – spiegano – dove la protesta è riuscita nella più impensabile delle conquiste: l’esistenza”. Esiste il Movimento 5 Stelle, mentre indignados spagnoli, indignés francesi e attivisti di Occupy Wall Street faticano alla ricerca di un’identità. E così gli incontri si sono fatti sempre più frequenti, con uno scambio concreto di informazioni e strategie. “E’ stata davvero una bella esperienza”, ha commentato Luis Alberto Orellana, “sabato 18 siamo partiti per il convegno e abbiamo raccontato della nostra situazione in Italia”.

I 5 Stelle sono il gruppo guidato da Beppe Grillo, quello che in tutto il mondo chiamano il “comico al potere”. Ma a interessare sono soprattutto i metodi di organizzazione dal basso, democrazia e strumenti partecipativi. “Gli indignados spagnoli sono abbastanza frammentati al loro interno e noi non appoggiamo nessuno di loro in particolare, semplicemente ci teniamo a restare in contatto anche con questi gruppi”, dice ancora Orellana. Un legame d’amicizia che resiste e si sta consolidando proprio nell’ultimo periodo. Gli attivisti spagnoli hanno seguito Grillo nel tour ad Ancona qualche settimana fa e hanno visitato il Senato a Roma. “Abbiamo fatto una piccola cronistoria della nostra esperienza”, ha concluso Orellana, “perché non sanno che non siamo nati ieri, ma abbiamo alle spalle una lunga battaglia”. La difficoltà degli indignados è quella di riuscire a continuare ad esistere oltre le proteste di piazza tra chi vuole cimentarsi nella politica delle istituzioni e chi invece fronteggiarla sempre. “Abbiamo lasciato il convegno con un consiglio: sanare al più presto le fratture e divisioni interne. E usare la rete. E’ vero che è uno strumento che anche per noi non ha sempre funzionato alla perfezione, ma garantisce la partecipazione di tutti”.

A fianco di Orellana, Alessandro Di Battista, membro della commissione Esteri e molto attivo oltre confine. E’ lui a cercare contatti in rete e nella pratica con esperienze simili al Movimento 5 Stelle in Europa. La linea è quella di Grillo che quando dice che “hanno appena iniziato”, pensa ai verdi e i pirati tedeschi, agli indignados spagnoli, agli indignés francesi o a quelli di Occupy Wall Street di New York. Una rivoluzione che parla altre lingue e che attacca il sistema passando per le istituzioni. Da qualche giorno su Twitter c’è un profilo che ha cominciato ad essere sempre più presente: si chiama M5S Europa ed è il nuovo strumento di Casaleggio e del suo staff. Si cerca di parlare a elettori diversi per mettere radici anche oltre confine. “Siamo in guerra”, scrivono sul profilo, una guerra per realizzare un nuovo tipo di democrazia. “Tra qualche anno”, commenta su Facebook in spagnolo il deputato Di Battista, “guarderemo alla democrazia partecipativa come si guarda alla monarchia assoluta”.