Politica

No di Letta a leggi ad personam. Schifani e Violante: “Riformare la giustizia”

Il presidente del Consiglio sembra essere fiducioso che i processi al Cavaliere non interferiranno o indeboliranno l'attività di governo. Ma la stampa internazionale, tra tutti il Financial Time, evidenzia "il timore che Berlusconi possa destabilizzar" la coalizione "nel caso creda che la sua carriera politica rischi di essere distrutta nei tribunali”

Nessuna legge ad personam per risolvere la storia giudiziaria di Silvio Berlusconi, per cui ieri il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha chiesto sei anni per concussione (5) e prostituzione minorile (1). Il presidente del Consiglio Enrico Letta non ci pensa neanche lontanamente – secondo una ricostruzione de La Repubblica – a intervenire e offrire al Cavaliere quel salvacondotto che il Pdl si affanna a cercare ormai da settimane. “Cosa dovremmo fare? Intervenire nei processi di Berlusconi? Ma non esiste, non ci penso proprio” sarebbero state le parole del vice segretario del Pd.

Il Popolo della Libertà vorrebbe un intervento che salvasse il leader, magari, per via legislativa ma nel ritiro nell’abbazia di Spineto, non si sono aperti spiragli. Almeno per il momento. Nessun ministro del centrodestra avrebbe posto la questione e nessuno avrebbe coinvolto in discussioni il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Anche se l’aria era pesante dopo la nota dell’ex premier in cui denunciava “pregiudizio e odio” nei suoi confronti da parte della Procura di Milano. E le colombe hanno dovuto faticare non poco per convincere ieri Berlusconi a non parlare in tv come annunciato. L’ex presidente del Senato Renato Schifani (Pdl), in una intervista al Corriere, però è tornato a chiedere una riforma della giustizia. Posizione in qualche modo condivisa da Luciano Violante (Pd) che al quotidiano L’Avvenire spiega: “Il capitolo riforme non è rinviabile, compresa la giustizia”.

Letta sembra però essere fiducioso che i processi al Cavaliere (solo qualche giorno fa sono stati confermati 4 anni per forde fiscale nell’appello del processo Mediaset) non interferiranno o indeboliranno l’attività di governo.

La stampa internazionale non la pensa così. Il Financial Time, osservava ieri sera come il dibattimento giungesse “ad un momento cruciale per il nuovo governo italiano, una coalizione fragile e senza precedenti” tra Pdl e Pd e ora “c’è il timore che Berlusconi possa destabilizzarla nel caso creda che la sua carriera politica rischi di essere distrutta nei tribunali”. La Bbc ricordava come il Cavaliere “sia già coinvolto in diversi processi” mentre The Guardian evidenziava che per il pm “non ci sono dubbi” sulla colpevolezza di Berlusconi, che il quotidiano descrive come “un sostenitore chiave del nuovo, fragile governo” italiano.

Anche i giornali tedeschi commentavano la notizia sottolineando però lo scontro tra il Cavaliere e la magistratura;  “Sei anni di carcere e la fine della carriera politica” evidenziava Lo Spiegel online mentre Suddeutsche Zeitung parlava di “nuovo atto” tra Berlusconi e la magistratura. In Francia il “Rubygate” è rimbalzato sui principali giornali, da Le Figaro a Le Nouvel Observateur fino a Le Monde che titolava “Duro ritorno alla realtà per Berlusconi” ed sottolineava come, malgrado “il miracolo di ricchezza e potere che ha consentito a Berlusconi di offrirsi un’auto-assoluzione televisiva” alla vigilia del processo, la realtà abbia dimostrato di essere “testarda”. In Spagna El Pais sottolineava come per la pm esisteva “un sistema di prostituzione per soddisfare il Cavaliere” mentre oltreoceano anche la Cnn si soffermava sul processo contro il “controverso ex premier, coinvolto da anni in frodi, corruzione e scandali sessuali spesso finiti in tribunale”. Per il Washington Post, infine, la richiesta della Boccassini è giunta dopo la conferma in appello delle condanne per il processo Mediaset, “accrescendo i dubbi sul futuro politico di Berlusconi in un delicato momento per l’Italia”.