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Finanza, i robot e i nostri risparmi nelle sabbie della Cornovaglia

Le coste della Cornovaglia sono oggi oggetto di grande interesse da parte di società finanziarie e di telecomunicazione. Ed infatti, nel 2012, la Crown Estate, impresa che gestisce il fondale marino nel Regno Unito e che vende licenze per tutto ciò che lo attraversa, ha registrato un aumento delle entrate del 104 per cento. Circa il 95 per cento delle notizie finanziarie viaggiano via cavo e non via satellite e questo spiega perché ogni anno si investono intorno ai 2 miliardi di dollari per produrre 50 mila chilometri di autostrade di fibre ottiche, lungo le quali viaggiano le notizie finanziarie al altissima velocità. L’arteria più importante è quella che attraversa l’Atlantico. I cavi partono dalla costa est e riemergono in Portogallo ed in Cornovaglia. Anche se il primo è il paese più vicino agli Stati Uniti, è sempre stato un mercato finanziario marginale, mentre in Gran Bretagna si trova la piazza affari più importante d’Europa.

Nel Vecchio continente il nodo principale dell’informazione finanziaria è dunque la Cornovaglia, ed è dal profondo dei suoi fondali che emergono dati e notizie che Wall Street ha prodotto appena 65 millesimi di secondo prima. Questi alimentano computer sofisticatissimi e velocissimi, abilitati alla contrattazione finanziaria, ubicati nella City di Londra.

Il trading ad alta frequenza utilizza formule matematiche ed algoritmi per scambiare prodotti finanziari nel modo più veloce possibile e con la frequenza più elevata. L’obiettivo è battere sul tempo la concorrenza nelle contrattazioni finanziarie. A differenza degli investimenti tradizionali, una posizione può essere mantenuta soltanto per pochi istanti o anche per molto meno ed il computer può vendere e comprare da solo migliaia di volte al giorno lo stesso prodotto, sfruttando variazioni di prezzo infinitesimali.

La tecnologia non è però l’unica variabile da tener presente, anche la geografia gioca un suo ruolo. Persino i computer più veloci sono svantaggiati se geograficamente lontani dal centro di smistamento dei dati. Chi si trova a Londra ha un vantaggio di 5 millesimi di secondo rispetto a chi è a Francoforte o a Parigi. A parità di tecnologia, tra Londra e Francoforte ci sarà sempre uno scarto di 5 millesimi di secondo, un vantaggio non indifferente in questo settore. Per capire perché basta dire che alcune società private come Hibernia Networks e Reliance Globalcom stanno investendo circa 300 milioni di dollari per migliorare le fibre ottiche ed i cavi che corrono sul letto dell’Atlantico per poter risparmiare 6 millesimi di secondo.

Siamo nella fantascienza? No, il trading ad alta frequenza è più diffuso di quanto si creda, negli Stati Uniti il 50 per cento delle contrattazioni sul mercato azionario è gestito da macchine. I rischi sono tanti ed infatti l’Unione Europea sta indagando sulla possibilità di proibirlo. Al trading ad alta frequenza, ad esempio, è attribuito il crollo del Dow Jones del 6 maggio del 2010 – il più grosso nell’arco di una giornata nella storia di questo indice – che perse tra le 14:42 e le 15:05 1000 punti (circa il 9 per cento) per poi recuperarli subito dopo. In un mercato molto frammentato, quale quello del 6 maggio del 2010 a causa della crisi greca, una singola operazione riprodotta da migliaia di computer ad alta frequenza ha creato una spirale negativa, o una situazione di panico, che ha spinto macchine ed operatori finanziari a vendere in blocco.

I nostri risparmi potrebbero finire in una di queste macchine ed essere investiti da un complesso di microchip e dipendere dalla velocità con la quale i dati corrono lungo cavi seppelliti negli abissi o riemergono dalle sabbie bianche della Cornovaglia. Un pensiero che si, sarebbe meglio se appartenesse alla fantascienza che alla realtà finanziaria.