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Attentato Boston, pentole a pressione come bombe. Tre morti, oltre 170 feriti

I due ordigni erano pieni di schegge metalliche, chiodi e cuscinetti a sfera, collegate a detonatori. Obama: "Crudele atto di terrorismo". Spunta la pista politica: un ordigno forse vicino a dove era seduto il governatore del Massachusetts

Ancora alta la tensione negli Stati Uniti, dove dopo l’attentato di ieri a Boston oggi è stato evacuato il terminal centrale dell’aeroporto di LaGuardia a New York per la presenza di un pacco sospetto. Voli sospesi e tanta paura, ma dopo un paio d’ore l’allarme è rientrato, al pare di altri scattati in altri scali degli States, tra cui quello di Boston. Nel frattempo, continuano le indagini degli inquirenti per cercare di comprendere cosa esattamente sia accaduto ieri e chi siano i repsonsabili. 

“Solo due bombe”. Non ci sono stati altri ordigni oltre ai due esplosi alla maratona di Boston. Il governatore del Massachussets Deval Patrick ha chiarito questo particolare in una conferenza stampa con l’Fbi. Contrariamente a quanto riportato ieri, ha detto Patrick, sono stati trovati solo pacchi sospetti che si sono rivelati inoffensivi. Gli ordigni erano costituiti da pentole a pressione piene di schegge metalliche, chiodi e cuscinetti a sfera, collegate a detonatori. Le pentole erano in buste di nylon nera o zaini e sono state trovate anche tracce di circuiti elettronici che farebbero pensare all’uso di timer. Ordigni rudimentali simili sono usati spesso in attentati in Afghanistan, India, Nepal e Pakistan, secondo un avvertimento del 2010 del ministero per la sicurezza interna americano, ma di recente sono spuntati anche negli Stati Uniti. Proprio nel 2010 Faisal Shahzad, il cittadino americano che aveva tentato di far esplodere un’auto a Times Square, aveva incluso una pentola a pressione con dentro 120 fuochi artificiali nell’arsenale artigianale collocato a bordo del veicolo. Gli ordigni rilasciarono fumo ma non esplosero e quell’attentato fu sventato.

Il responsabile dell’Fbi Richard Deslauriers conferma che le indagini sono a 360° gradi e chiede collaborazione alla gente: “Stiamo seguendo diverse piste e chiediamo l’aiuto del pubblico”. Mentre il responsabile dell’Fbi non si è sbilanciato, il capo della polizia di Boston Ed Davis è stato categorico. “Nessuna persona è stata fermata”. Intanto il capo del Pentagono ha definito l’attentato di Boston “un crudele atto di terrore”. Chuck Hagel è stato il primo dell’amministrazione a usare ‘on the records’ la parola terrore, che fino a ieri neanche Barack Obama aveva utilizzato.

Oggi però il presidente non ha potuto nascondersi: “E’ stato un atto di terrorismo, ma gli americani rifiutano di farsi terrorizzati, ma al momento il motivo e le persone dietro all’attentato di Boston restano sconosciuti” ha detto Obama. Che poi, durante una conferenza stampa, ha precisato: “Non sappiamo ancora chi ha organizzato l’attentato, e perché lo ha fatto. Sappiamo che sono esplose delle bombe, che hanno provocato gravi danni, non sappiamo chi lo ha fatto, non sappiamo se è stata un’organizzazione o un individuo, o più individui” ha spiegato Obama.

Secondo fonti dell’antiterrorismo citate dal sito israeliano Debka, l’inchiesta di Boston punterebbe su tre sauditi, forse legati ad al Qaida. I tre dividevano l’appartamento di Revere perquisito nella notte dall’Fbi. Secondo Debka, la perquisizionesarebbe stata ordinata dopo l’interrogatorio di uno dei tre, uno studente che sarebbe stato ricoverato con le mani bruciate. Ma secondo la Cnn, che cita fonti governative, non ci sono indicazioni di un collegamento tra l’attentato e al Qaida: il ragazzo saudita rimasto ferito a causa delle esplosioni non sarebbe un sospettato.

Secondo il Boston Globe spunta anche la pista di un attentato a sfondo politico: dal luogo del ritrovamento del comando, si pensa che una bomba sia stata posta proprio dove era seduto il governatore del Massachusetts poco prima dello scoppio.

Il centro di Boston è stato ”trasformato in una zona di guerra”, una grande scena del crimine transennata. La scena del delitto alla finishline, infatti, è stata circoscritta a dodici isolati e gradualmente verrà ridotta per contenere i disagi ai cittadini; l’esame del luogo dell’attentato “è il più complesso nella storia del Dipartimento di polizia di Boston” spiega Ed Davis, il capo della polizia. Le due deflagrazioni, a 12 secondi di distanza una dall’altra, sono ancora un rebus per gli investigatori. “Arriveremo fino alla fine del mondo per trovare i responsabili di questo atto di cattiveria così grande –  dice Deslauriers -. La nostra missione è chiara è portare i responsabili di fronte alla giustizia, ma ci vorrà tempo” per chiarire scoprire gli autori della strage che ha commosso il mondo.

C’è lo sdegno di Napolitano, la condanna del Papa, la presa di distanza dei Talebani, la solidarietà dell’Ue, Russia e persino Iran. Il mondo punta gli occhi verso Boston e su quella maratona che è stata interrotta dall’esplosione di ordigni forse fatti deflagrare usando un cellulare. Le esplosioni hanno provocato tre morti, tra cui un bimbo di otto anni, e quasi duecento feriti. A molti di loro i medici hanno dovuto amputare una gamba. Martin Richard, il bimbo rimasto ucciso, si trovava in prima fila per vedere il padre William tagliare il traguardo della maratona. Con lui si trovava la sorellina di sei anni che ha perso una gamba nell’esplosione mentre la madre Denise è rimasta ferita alla testa e lotta in ospedale tra la vita e la morte. E’ stata identificata anche la seconda vittima, Krystle Campbell, una ragazza di 29 anni di Arlington, sobborgo della città.

Cnn: “Dottoressa saudita collabora alle indagini”. Secondo la Cnn una dottoressa saudita ferita a una gamba e ricoverata in un ospedale di Boston sta collaborando con la polizia che indaga sulla strage alla maratona. Ieri i media statunitensi avevano parlato di un giovane saudita rimasto ferito e piantonato in ospedale dalla polizia, ma il fermo era stato smentito. Ancora oscura la matrice, diverse le piste battuta dagli inquirenti: c’è quella del terrorismo internazionale, suffragata dalle molteplici minacce agli Usa di al Qaeda in tutte le sue ramificazioni, e di quello interno, che verte soprattutto su una serie di coincidenze temporali, l’anniversario della strage a Oklahoma City (19 aprile 1995, 168 i morti), il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi, che scadeva proprio ieri, o il Patriots Day in Massachusetts. Quel che è certo è l’orrore rimbalzato in tutto il mondo, incredulo di fronte a un attacco definito “sofisticato, coordinato e pianificato” contro una massa inerme di 23.000 partecipanti e altre migliaia di spettatori.

Cancellieri riunisce comitato di sicurezza. Mantenere alto il livello di vigilanza e di allerta, rafforzando i dispositivi di sicurezza sull’intero territorio nazionale nei confronti di obiettivi sensibili. Lo ha deciso il Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica convocato dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri a seguito dell’attentato di Boston.

Napolitano: “Monito anche per l’Italia”. Il dolore del papa. “Hanno colpito – scrive il presidente della Repubblica al presidente Barack Obama – dove le nostre società sono più vulnerabili, perché impegnate nella quotidiana costruzione di una serena convivenza civile. Tuttavia – aggiunge – nessun atto di violenza ci impedirà di tenere fede ai nostri valori e alla nostra fiducia nella libertà, nella democrazia e nello stato di diritto”. Per il capo dello Stato quanto avvenuto negli usa rapprenta “un potente monito” anche per l’Italia. Che ha innalzato le misure di sicurezza: l’allerta riguarda tutti gli obiettivi sensibili, come ambasciate, consolati, sedi diplomatiche, porti e aeroporti. Particolare attenzione è raccomandata nei confronti delle sedi Usa in Italia. Anche Papa Francesco, “profondamente addolorati, ha inviato un messagio agli Usa: per Bergoglio si tratta di una “tragedia insensata”. Il presidente russo Vladimir Putin ha condannato con forza “il barbaro” attentato terroristico e offerto supporto: “La lotta contro il terrorismo richiede un coordinamento attivo della comunità internazionale”. Cordoglio e vicinanza agli americani anche da Egitto, Afghanistan e Cina.

Fbi cerca immagini e foto. Nel 2003 polizia segnalò pericolo per maratona. Le autorità federali hanno innalzato al ‘livello 1′ lo sforzo di mobilitazione, il che equivale a mettere in campo tutte gli strumenti investigativi a disposizione, come successo in tutti i momenti di grande emergenza nazionale. L’Fbi ha chiesto alle persone che stavano assistendo alla maratona di fornire tutte le possibili informazioni utili e anche eventuali immagini e foto riprese durante gli attacchi. Gli esperti di esplosivi del Federal Bureau of Investigation stanno cercando, dall’analisi del materiale ritrovato sul luogo delle esplosioni, di rintracciare una “firma” sugli ordigni, cioè dei tratti distintivi nell’assemblaggio delle bombe, che appaiono rudimentali ma di massima potenza, che possa aiutare ad individuare una pista di indagini. Sempre secondo quanto riporta la Cnn, non risulta che fossero state registrate da parte dell’intelligence americana dei segnali particolari che potessero indicare il rischio di un attentato terroristico, sia di matrice interna che internazionale. Tutte le piste sono aperte e non manca anche la teoria degli immancabili complottisti. Un rapporto della polizia del Massachusetts nel 2003 aveva indicato la maratona come un possibile bersaglio di terroristi per l’importanza dell’evento e la coincidenza con alcune date chiave: la ricorrenza del Patriot’s Day, festa statale che celebra l’inizio della rivoluzione americana, e gli anniversari, a pochi giorni di distanza, delle stragi di Oklahoma City, il 19 aprile, e  Columbine. 

Google ha attivato una piattaforma per aiutare i soccorsi. Intanto sono più di 5mila le richieste di informazioni e le notizie postate dagli utenti su Google Finder, lo strumento attivato ieri sera dall’azienda di Mountain View per aiutare i soccorsi e il ritrovamento di persone. La piattaforma è stata creata dal colosso del web nel 2010, in occasione del terremoto di Haiti ma è stata utilizzata successivamente anche per altre situazioni di crisi come il sisma e lo tsunami in Giappone. Collegandosi al sito http://google.org/personfinder/2013-boston-explosions/, è possibile fare una domanda su una persona che si sta cercando o, al contrario, inserire informazioni che si hanno a disposizione su una persona. Si avvia una ricerca e compare una schermata con tutte le notizie relative al nome inserito.