Politica

Beppe Grillo e il Grande Fratello (quello di Orwell)

Ho letto, con raccapriccio, l’intervista rilasciata oggi da Beppe Grillo al quotidiano Metro. Il Presidente del Movimento 5 Stelle dice in sostanza che è in corso “una guerra generazionale. Non possiamo più avere delle persone di 70 anni che sono lì da 35 anni, che hanno disintegrato il Paese e ci spiegano dalla televisione, dai giornali come porre rimedio agli errori e ai danni che hanno fatto. Questa gente deve andare via, chiedere scusa …”. Il Movimento sarebbe, secondo Grillo, un modo del tutto nuovo e solidale di concepire la società che porrebbe rimedio a tutte le storture del passato.

Ma davvero i nostri politici negli scorsi 35 anni hanno lavorato a distruggere il paese?

Senza dubbio gli ultimi 18 anni sono stati caratterizzati dall’anomalia del Berlusconismo; ma anche tenendo conto di questo, il paese ha fatto un bel po’ di strada dalla fine degli anni ’70 ad oggi. All’epoca era stato da poco approvato lo Statuto dei Lavoratori (legge n. 300 del 20 maggio 1970); da allora furono approvate leggi relative all’istituzione del Servizio Sanitario (legge n. 833 del 1978, entrata in vigore nel 1980); all’innalzamento della scolarità obbligatoria che è stata via via aumentata da 10 anni a 14 (legge n. 1859  del 1962), poi a 15 (legge n. 9 del 1999) ed infine a 18 (legge n. 53 del 2003); alle normative per la sicurezza sul lavoro (l’ultima è il dl. n. 81 del 2008). Ricordo ancora il grande successo di Prodi e Ciampi che portarono l’Italia nell’euro nel 1999, sebbene l’Italia non rispettasse tutti i parametri di Maastricht. L’euro potrà non piacere a molti, ma se gli altri lo avessero adottato e noi no l’economia sarebbe andata molto peggio. Ci sarebbero certamente molte altre grandi conquiste sociali da ricordare e mi piacerebbe che lo facesse qualcuno più colto di me.

L’intervista di Beppe Grillo mi ha fatto venire in mente la dittatura del Grande Fratello descritta da George Orwell nel romanzo 1984: il protagonista era un impiegato il cui lavoro consisteva nel cambiare la storia, alterando i giornali ed i documenti, per fare in modo che il dittatore apparisse sempre dalla parte della ragione ed i suoi avversari sempre dalla parte del torto.

Beppe Grillo fa di più: rinnega la storia, e finge che non sia mai esistita, come se lo Statuto dei Lavoratori o il Servizio Sanitario Nazionale fossero caduti dal cielo e non prodotti dalla volontà politica. Ma un paese che dimentica la sua Storia non ha nessun futuro e nessuna guida, ed è condannato dalla sua ignoranza a perdere le sue conquiste e ripercorrere ciclicamente i suoi errori. Chi ascolta Beppe Grillo tende a credergli per pigrizia: la pigrizia di non ragionare, di non cercare altra informazione; perché poi quando gli serve va al Pronto Soccorso, manda i figli a scuola, è protetto dall’art. 18 (seppure nella versione indebolita con la modifica del 2012), e non si chiede perché queste strutture esistono e chi le ha istituite e mantenute.