Passate parola

Iran, “nella prigione di massima sicurezza dove le donne diventano sorelle”

Il libro del giornalista piacentino Massimo Paradiso edito da Emma books racconta la storia della giovane Ezin, imprigionata perché sospettata di essere un'oppositrice del presidente Ahmadinejad. Oltre alla sua vicenda, la testimonianza di 30 detenute finite nel buco nero del carcere di Evin

Familiare come un pranzo cucinato da una madre e accompagnato dal taftun, il pan focaccia al sesamo, “Diventare sorelle a Teheran”, l’ultimo libro – disponibile per ora come ebook – del giornalista piacentino Massimo Paradiso (79 pp., 1,99 euro, ed. Emma books), ci fa sentire vicine storie avvenute a 4.200 km da noi, nella Capitale iraniana ancora scossa dai contestati risultati elettorali del giugno 2009, quando Mahmud Ahmadinejad viene riconfermato presidente della Repubblica islamica.

Ecco perché quando Azin, la studentessa di 26 anni protagonista del libro, viene catturata dalle Guardie della rivoluzione (sepah-e pasdaran), il temuto esercito dell’ayatollah, sentiamo come nostra la sua paura e ci pare di udire piangere i suoi genitori come farebbero i nostri, piegati a terra dai calci della “polizia morale” mentre lei viene trascinata nel luogo simbolo della repressione governativa – la prigione di Evin – un buco nero, a nordovest di Teheran, da cui molte persone non sono più tornate.

La “colpa” di Azin, studentessa modello che leva il velo solo ai party fuori città, quando di nascosto le ragazze indossano abiti tipici di ogni giovane ventenne per andare a ballare, è aver risposto a un sms in cui un’amica la invitava a scendere in piazza con l‘Onda verde, il movimento riformista che nell’estate 2009 accusa di brogli il presidente rieletto Ahmadinejad.

In prigione Azin conosce altre donne. Da loro impara la libertà del pensiero, il valore della fede e la forza dell’istruzione. In quella cella illuminata dai neon 24 ore su 24 perché le detenute non riescano mai ad addormentarsi, Azin e le altre danno vita a una “rivoluzione silenziosa fatta di educazione e pensiero, di amore e altruismo”.

Paradiso, dal 2009 collaboratore de Ilfattoquotidiano.it, nel 2012 diventa corrispondente dal Kazakhistan e dall’Iran per la rivistaThe Business Year con sede a Londra e ramificazioni in tutto il mondo. Due settimane dopo l’intervista con Ali Akbar Javanfekr, direttore dell’agenzia di stampa iraniana Irna (Islamic republic news agency, ndr) Massimo viene a sapere che l’uomo è stato arrestato. Ne parla a cena con amici iraniani: due ragazze iniziano a raccontargli cosa accade nel carcere di Evin. “Ero basito: non potevo credere – racconta l’autore – che quelle due ragazze fossero state protagoniste di un evento così tragico della storia iraniana  vivendo personalmente i drammi del carcere di massima sicurezza di Teheran. Ma ne parlavano così apertamente e così nel dettaglio, che ho tirato fuori il taccuino e ho cominciato a prendere appunti”.

E’ nato così un libro, “Diventare sorelle a Teheran”, frutto di due mesi di interviste con 30 attiviste dell’Onda verde che gli hanno confidato i loro ricordi sulla prigionia: dal freddo dei corridoi del carcere di Evin, percorsi a occhi bendati, ai modi con cui le detenute comunicavano da cella a cella attraverso le pareti di cemento.

Tra le donne simbolo della lotta al regime ci sono Mahdieh Golroo, studentessa liberata dal carcere di Evin la scorsa primavera dopo 30 mesi di prigionia e Nasrin Sotoudeh, giovane avvocato che da anni lotta per l’emancipazione femminile.

“Il Movimento verde, pur silenziato dal regime, è ancora vivo”, dice Paradiso. E rispetto al 2009, “è più forte, complice anche la crisi economica. Presto potrebbe far parlare ancora di sé, per l’esattezza dal 14 giugno 2013, quando si terranno le prossime presidenziali”, spiega il giornalista. “Le università – prevede Paradiso – verranno temporaneamente chiuse per prevenire eventuali proteste all’indomani del voto come successe nel 2009”.

Quale sarà allora il ruolo del Movimento? “Catalizzerà il malcontento, anche se i cittadini non chiedono di trasformare l’Iran in un nuovo, falso paradiso occidentale. Gli iraniani chiedono piuttosto un governo che pensi alle necessità del popolo e meno al nucleare, che si concentri più sulla richiesta di giustizia di un Paese che vanta millenni di storia e meno alla vuota retorica antisemita contro Israele”.