Politica

L’alternativa passa per la Val di Susa

L’attenzione dei media, come al solito servili o quantomeno conformisti, è tutta rivolta allo squallido happening del declinante Berlusconi di fronte a qualche migliaio di comparse pagate (alcune delle quali addirittura, a quanto pare, a spese dei contribuenti, se è vera la denuncia del presidente del XVII Municipio di Roma contro alcune municipalizzate, che dovrebbe essere chiarita al più presto mediante esercizio di idonee azioni in sede penale, contabile ed amministrativa).

Ma Berlusconi, anche se continua ad agitarsi in modo sempre più scomposto, è già nella pattumiera della storia. Quale che sia la sua destinazione futura, più o meno accogliente località estera, le patrie galere o gli arresti domiciliari. Più attenzione dovrebbe essere invece riservata alla grande manifestazione svoltasi alla Val di Susa contro l’inutile, dannoso e pericoloso Tav.

Infatti, tale manifestazione, oltre a una moltitudinaria partecipazione di popolo, ha visto presente un consistente e qualificato drappello di neoeletti, dai Cinque Stelle a Sinistra ecologia e libertà. Sarebbe opportuno per qualsiasi presente e futuro candidato al governo del Paese tener conto di questa realtà. E delle aspirazioni che essa rappresenta: democrazia partecipativa e tutela dell’ambiente e dei beni comuni.

Grande da questo punto di vista è l’autocritica che ci si dovrebbe aspettare da parte del Partito democratico, e che alcuni suoi esponenti hanno cominciato timidamente a pronunciare. Non è che del resto talune esperienze del Cinque stelle, a cominciare dalla vicenda dell’inceneritore di Parma, siano da questo punto di vista del tutto confortanti.

A tutte le forze politiche spetta dunque confrontarsi e rispettare il movimento di massa che si esprime nei territori contro il loro definitivo asservimento agli interessi delle cosche. 

Per dirla con Marco Revelli sul manifesto di oggi: “Certo è che visto da qui, da questo “margine”, lo tsunami che ha terremotato la politica italiana lo si capisce molto meglio, scaturito non da un palco di comizio, o dalla testa di un leader, ma da una pressione tellurica di gente che non ne può più di espropriatori, monopolizzatori (interessati) della scelta e dei beni collettivi, decisori dall’alto”.

Parole sante. Il popolo italiano è stufo di questa classe politica. Ma dobbiamo essere altresì consapevoli del fatto che sono nel loro complesso il sistema dei partiti e la democrazia rappresentativa ad essere giunti alla frutta. Due sono quindi le strade che si aprono: una regressione di tipo fascista o comunque autoritario, di cui abbiamo sperimentato nel recente passato un antipasto con il governo Monti degli pseudotecnici, ovvero un ampliamento degli spazi di democrazia diretta per ridare linfa e significato alla stessa democrazia rappresentativa, che d’altronde non è l’unica né la principale specie di democrazia.

Chi volesse leggere il libro Crisi della democrazia e crisi dei partiti in Italia e nel mondo, da me curato con Giovanni Incorvati e pubblicato nel 2010, e inparticolare il mio saggio introduttivo dal titolo “La democrazia in crisi: un problema globale”, troverà qualche spunto in questo senso, sai dal punto di vista dell’analisi delle cause che dell’identificazione delle proposte.

E’ quindi oggi più che mai il momento dell’ampliamento della democrazia: rafforzamento dell’istituto referendario e delle proposte di legge di iniziativa popolare, ma soprattutto costituzione di comitati popolari che sappiano cominciare ad esercitare il contropotere territoriale nei quartieri, nelle scuole e nei posti di lavoro. Attivazione di un circuito virtuoso tra questo tessuto di democrazia diretta e le istituzioni centrali. Abolizione dell’attuale legge porcata elettorale e sua sostituzione con una legge autenticamente democratica, basata sul metodo della proporzionale pura.

Queste sono le sfide che attendono le forze politiche ma soprattutto il popolo italiano. Da queste sfide uscirà vincitrice la democrazia o altrimenti emergerà un destino di disgregazione sociale e politica che vedrà necessariamente il prevalere dei poteri forti, anche e soprattutto di quelli di natura squisitamente criminale.