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Caso L’Oreal, Sarkozy indagato per circonvenzione d’incapace

L'ex presidente, insieme ad altre persone del partito, avrebbe approfittato delle condizioni della miliardaria Liliane Bettencourt per spillare tangenti. L'Ump parla di "accanimento della giustizia"

Una vera batosta per Nicolas Sarkozy, finora in piena ascesa nei sondaggi, mentre François Hollande stava crollando. Per l’ex iperpresidente, di cui in tanti invocavano il ritorno, in vista delle elezioni del 2017 in realtà non sarà così facile, perché da ieri sera Sarkozy è ufficialmente indagato nell’ambito dell’annosa vicenda di Liliane Bettencourt, la miliardaria francese che sarebbe stata oggetto di «circonvenzione d’incapace» da parte di Sarkozy e dei suoi collaboratori, per spillarle tangenti.

La notizia è arrivata a sorpresa, perché a fine novembre l’ex presidente era stato sentito dal giudice come testimone informato dei fatti e aveva continuato a negare ogni addebito. Nonostante altri personaggi vicini a Sarkozy fossero già stati messi sotto inchiesta per la vicenda, sembrava che lui potesse scamparla. E invece, niente da fare. Ieri sera il giudice di Bordeaux Jean-Michel Gentil, al quale la «patata bollente» dell’inchiesta è stata trasferita dalla procura di Nanterre (che nel passato si era dimostrata molto meno battagliera…), ha messo a confronto Sarkozy con alcuni membri del personale della ricca signora e soprattutto con il maggiordomo che, effettuando registrazioni nella casa all’insaputa dei suoi occupanti, aveva fatto scoppiare il patatrac. Ebbene, dopo ore di dibattiti apparentemente tesi e serrati, il giudice ha preso la sua decisione. A questo punto Sarkoy rischia fino a tre anni di carcere e 375mila euro di multa. E l’ineleggibilità per massimo cinque anni.

Facciamo un passo indietro. La Bettencourt, che controlla il colosso dei cosmetici L’Oréal, è la donna più ricca di Francia. E’ stato ormai provato che dal 2006 non può più contare appieno su tutte le sue facoltà mentali, a causa dell’età. E in questi anni è stata irretita da una serie di profittatori che le hanno ronzato intorno. Tra di loro ci sarebbe stato anche Sarkozy, che è una vecchia conoscenza della Bettencourt, perché sindaco di Neuilly-sur-Seine all’inizio della sua carriera, il sobborgo parigino dei ricchi dove la signora abita. In particolare il giudice Gentil si basa sulle dichiarazioni rese da un ex contabile della signora che assicura di aver ricevuto all’inizio del 2007 la richiesta di rendere subito disponbili 150mila euro in contanti da parte di uno degli uomini allora di fiducia della miliardaria, Patrice de Maistre. Quella somma doveva essere consegnata a Eric Woerth che era il tesoriere della campagna elettorale di Sarkozy (da lì a poco sarebbe stato eletto presidente). Diversi esponenti dell’entourage della Bettencourt, tra cui gli ex membri del personale che hanno partecipato ieri al confronto, hanno rivelato di aver visto più volte Sarkozy in quel periodo venire nella dimora della Bettencourt a battere cassa. E intanto alla signora in quel caso e in altri venivano fatti firmare assegni di ogni tipo senza che lei si rendesse sempre conto di quello che stava facendo.

Intanto stamani Jean-François Copé, ai vertici dell’Ump, il partito di centro-destra, lo stesso di Sarkozy, ha detto di aver sentito al telefono l’ex presidente, che «si trova in uno stato di completa incomprensione». Il partito, in un comunciato, parla di «accanimento della giustizia» contro di lui. E Laurent Wauquiez, altro politico del’Ump, afferma di «non credere ai casi della vita, almeno per quanto riguarda il calendario», facendo riferimento al fatto che Sarozy sia stato messo sotto inchiesta il giorno dopo in cui Jérome Cahuzac, socialista, ministro del Bilancio, si è dimesso per uno scandalo legato a conti bancari che avrebbe detenuto in Svizzera con lo scopo di fare evasione fiscale. In ogni caso la brillante «pensione» che Sarkozy stava conducendo, fra inviti a pagamento in mezzo mondo come conferenziere e l’organizzazione più o meso esplicita del suo ritorno sulla scena politica, potrebbe ricevere una inevitabie e definitiva battuta d’arresto.