Società

Berlusconi, il malato immaginario

Abbiamo assistito in questi giorni ad una riedizione dell’opera di Molière, il malato immaginario, che “ha come oggetto della propria satira sia la mania ipocondriaca del malato che l’imperizia dei medici che cercano di prendersene cura”.

Un vecchio signore che, avendo un’uveite, non si presenta a rispondere a delle domande e dei medici lo coprono sapendo che quella patologia non permette copertura. Infatti il medico obbligato a “controllare” ha risposto che non poteva esserci controindicazione assoluta per quella patologia ben sapendo che se avesse anche lui scritto il “falso” avrebbe avuto da risponderne penalmente. Ma l’argomento che ne residua è la mancanza di correttezza di chi è giudice ed artefice del bene dei cittadini: il medico. Associato a mancanza di controlli seri.

Sempre negli stessi giorni assistiamo ad una decadenza della medicina su vari fronti.

Il caso delle cellule staminali preparate in uno “scantinato”, con protocolli segreti che danno una speranza a genitori che l’hanno persa ma che non danno certezze che la medicina dovrebbe dare prima, in modo che questi piccoli pazienti non siano “usati” solo come cavie per una sperimentazione che dovrebbe essere controllata e gestita. Aspettiamo con ansia la pubblicazione di dati confortanti. Aspettiamo con ansia medici che se hanno capito prima e di più della comunità scientifica lo dimostrino. La medicina mediatica non è medicina. 

Molto peggio l’argomento dell’ormone della crescita usato sempre su piccoli pazienti “in cambio” di 1000 euro per ogni prescrizione da parte dell’industria farmaceutica produttrice. Disarmante il sorriso del vecchio medico che spiega che sia possibile che sia stato prescritto anche a bambini che non ne avevano bisogno con insorgenza di cancro nell’età adulta!

Speriamo di non tornare alla medicina del tempo di Molière in cui lo scarso livello scientifico faceva definire la medicina “una delle grandi follie dell’umanità” e credere addirittura “ridicolo un uomo che pretende di guarirne un altro”.