Cultura

Alla ricerca di un governo che manca da vent’anni

Anni fa, durante un’intervista, lo scrittore cileno Luis Sepulveda, mi confessò la sua ammirazione per gli italiani, ma si affrettava a registrare anche la loro rassegnazione verso la politica. Del nostro Paese ripeteva: “L’Italia è l’unico paese al mondo che può stare senza governo. Se cade il governo non succede nulla. Ha un’inerzia poderosissima. L’italiano ha un senso della vita profondamente sano. Un forte senso ludico: nel bene e nel male”.

C’era il secondo governo Prodi che sarebbe caduto da lì a poco dopo 722 giorni, da maggio 2006 allo stesso mese del 2008. Spianando, così, la strada al nuovo governo Berlusconi. Di Monti c’erano tracce solo in Europa. Tranchant su Berlusconi, tuttavia era tagliente anche sul centrosinistra, che annunciava riforme, che raramente arrivano in porto e quando arrivavano erano smozzicate. Da Tangentopoli è, infatti, una transizione eterna: Berlusconi e il centrodestra hanno badato ad altro e non certo all’interesse del Paese, mentre il centrosinistra, da Prodi a D’Alema, da Amato a Veltroni, chi più chi molto meno o per nulla, è rimasto solo ai grandi annunci.

I fatti sono rimasti al palo. Di fatto l’Italia è da più di 20 anni senza governo. Un governo che rilanci la buona politica, che dia prospettive economiche e speranza ai giovani, che sappia comportarsi in modo equo e non faccia pagare le crisi solo ai soliti cittadini. Che punti alla giustizia sociale e sconfigga le mafie. Il declino italiano è stato, quindi, scritto molti anni fa, lo si era capito da tempo, ma nessuno è riuscito ad invertire la marcia.

L’elezione dei presidenti del Senato e della Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, è un segnale importante, ma pur sempre un abbozzo di una nuova stagione politica che deve ancora fiorire. Sepulveda non era tenero solo con l’Italia: “Soprattutto l’Europa centrale è in una situazione di forte stanchezza, c’è rassegnazione. La giustizia sociale, ad esempio, la considerano un valore vecchio”. Mentre in America Latina, diceva, “è diverso, è una situazione emergente: il recupero della democrazia è recente. La speranza quindi è più fresca, è una sorte di giovinezza sociale, che dà grande impulso alla passione”.

Intanto l’Italia s’è pure inventata Monti: l’aria stantia di un cassetto della politica chiuso ormai da tempo.