Politica

Caro Grillo, serve una scopa e non l’apriscatole

Caro Grillo,

la rivoluzione si fa un passo per volta. E il primo, fondamentale, indiscutibile passo da fare per liberare l’Italia è liberarla dalla mafia. E’ la mafia la stampella del potere in Sicilia ed è sui poteri siciliani che si sono retti molti governi, prima e dopo il 1994. Chi ha costruito il partito di Berlusconi se non quel Marcello dell’Utri condannato  per concorso esterno in associazione mafiosa? Vogliamo ricordare che la sentenza della Cassazione (che ha poi annullato con rinvio in appello)  ha scritto, fra l’altro, che esisteva “senza possibilità di valide alternative un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri”?

Hai attraversato a nuoto lo stretto di Messina, hai riempito le piazze siciliane, hai ottenuto un risultato elettorale clamoroso nell’isola, immagino tu sappia che tipo di personaggio è il senatore Schifani. Di fronte alla sua candidatura, il Movimento 5 stelle avrebbe dovuto votare qualsiasi oppositore: meglio il cavallo di Caligola che il rappresentante di chi ha portato l’Italia al disastro. Di fronte a Schifani non stava un cavallo, né un asino, ma Piero Grasso, un magistrato che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta alla mafia. E tu dai indicazione di votare scheda bianca?

E, a votazione avvenuta, invece di gioire con tutta l’Italia onesta, di cui metà circa ha votato per il Movimento 5 stelle, scrivi sul tuo blog “Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo [di trasparenza] ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze”? Vorresti espellere dal gruppo chi ha fatto la cosa giusta? Non possiamo crederlo.

Ieri molti deputati e senatori del movimento avevano sui loro banchi un apriscatole, a quanto pare non ce n’è stato bisogno: grazie alla sola loro presenza,  per la prima volta nella storia della Repubblica, il parlamento ha eletto un difensore dei diritti umani, in particolare di quelli dei migranti, e un difensore della legalità contro quello che Gramsci chiamava il “sovversivismo delle classi dirigenti”. Lo schieramento di Dell’Utri e Schifani è stato sconfitto ed è un peccato che tu non abbia voluto essere parte di questa vittoria dell’Italia civile.

Lo slogan della tua campagna elettorale è stato “Arrendetevi!” ma immagino tu capisca che lo psiconano non ha affatto intenzione di arrendersi e che Monti stava per votare per Schifani se avesse avuto in cambio qualcosa. Qualche giorno fa hai scritto “Povero Paese dove un presidente della Repubblica invece di andare in prima serata in televisione a condannare un atto eversivo di portata enorme come la triste sfilata di parlamentari negli uffici giudiziari, riceve Alfano (ex ministro della Giustizia…) al Quirinale il giorno dopo”. Io ho scritto su queste colonne Napolitano e i golpisti di Milano. Di fronte ai giapponesi di Arcore bisogna procedere un passo per volta e lo strumento adatto è una scopa, non un apriscatole: si comincia da una stanza, poi se ne pulisce un’altra e poi un’altra ancora.

Ieri abbiamo spazzato Camera e Senato, la prossima tappa è votare l’ineleggibilità dello psiconano, poi in qualche modo bisognerà fare un governo perché, come hai scritto qualche giorno fa “Povero Paese dove nel dopo elezioni si discute solo di alleanze, di poltrone, di cariche, di spartizioni e non di economia, di lavoro, di soluzioni ai problemi quotidiani”.

Per discutere di economia, di lavoro, di soluzioni ai problemi quotidiani ci vuole un governo e quel 25% di italiani che ha votato per il Movimento 5 stelle ha più fretta degli altri: i banchieri i loro bonus li ricevono lo stesso, chi attende il rinnovo della cassa integrazione o l’istituzione del reddito di cittadinanza ha bisogno che qualcuno, a Roma, prenda decisioni. Questo è anche l’unico modo per far fallire la “campagna acquisti” nei gruppi parlamentari che la stampa di regime sostiene con avidità.