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Stragi e psicofarmaci

Aurora, Sandy Hook, Fort Hood, Columbine e tante altre. Perché tante stragi negli Stati Uniti? Le uccisioni di massa sono riconducibili soltanto alla grande diffusione di armi? Io credo che le responsabilità di queste stragi vadano ben oltre il discorso – pur verissimo – delle armi. Mi sembra sia di buon senso affermare che dietro alle stragi ci siano un’infinità di questioni (irrisolte).

Adam Lanza, protagonista della strage di Sandy Hook, era ossessionato dal supposto sano di mente stragista Anders Breivik e voleva fare più morti di lui (secondo la Cbs la dichiarazione è attribuita a due funzionari anonimi coinvolti nell’inchiesta). Il prepping, “movimento” di cui la madre di Lanza faceva parte, ed altri simili fenomeni meriterebbero forse una maggiore attenzione o piuttosto, una preoccupazione diversa.

Michel Moore, autore del documentario sul caso Columbine, da materialista, ne è convinto: oltre al dilagare delle armi, una responsabilità la hanno anche gli psicofarmaci (il loro abuso e cattivo uso).
Adam Lanza “era sotto cura; lo so per certo”, ha dichiarato un’amica di famiglia al programma tv “60 minutes”.
Al processo di James Holmes, l’autore del massacro del cinema di Aurora, emerge che la polizia nel suo appartamento non ha trovato solo un arsenale di armi ma anche varie boccette di medicinali psichiatrici.
Il Chicago Tribune riporta che Cho Seung Hui, lo sparatore del Virginia Tech che ha ucciso 32 suoi compagni in un raptus omicida, stava prendendo anti-depressivi.

La Citizen Commission (Cchint) riferisce che tra il 2004 e il 2011 ci sono stati 11.000 report all’agenzia federale del farmaco (FDA) sugli effetti collaterali di tali farmaci collegati a violenze varie, tra cui 300 omicidi, 3000 casi di mania e più di 7000 di aggressione. Si parla sul sito di CChrint di cause legali contro alcune delle maggiori multinazionali del farmaco conclusesi con transazioni, multe miliardarie e marketing fraudolento.

Un numero della rivista Whistleblower intitolato “MANIA: The shocking link between psychiatric drugs, suicide, violence and mass murder” sostiene che dietro agli omicidi di massa ci sia quasi sempre un individuo che ha una storia di assunzione di psicofarmaci. Anche un articolo su PLos journal “Antidepressants and Violence: Problems at the Interface of Medicine and Law”, elenca casi medico legali che mostrano un collegamento fra antidepressivi e compulsione all’omicidio e suicidio. L’articolo ritiene che il nesso tra psicofarmaci e violenza richieda maggiori approfondimenti clinici ed epidemiologici attualmente non disponibili.

Si può banalmente dedurre che dietro agli omicidi di massa ci siano persone con gravi problemi mentali e quindi probabilmente persone sotto cura farmaceutica. Ma, vuoto di fonti attendibili a parte, c’è chiaramente un problema, quello delle stragi, al quale la psichiatria ufficiale sembra non solo non dare valide risposte, ma neanche porsi valide domande. Questa risposta farmacologica al problema potrebbe essere non solo lacunosa, ma forse in alcuni casi, addirittura peggiorativa. Non è legittimo quindi sospettare che dietro a questo ostruzionismo di studi e ricerca ci sia l’ennesimo zampino delle case farmaceutiche con i loro interessi economici di fronte ai quali chi dovrebbe porsi domande, si trasforma invece in lacchè?