Cronaca

Mps, Mussari in Procura: lancio di monetine e grida, “Ladro, buffone”

All'indirizzo dell'ex presidente gli insulti di un gruppetto di persone che lo ha aspettato davanti alla Procura dove il manager è stato interrogato dai magistrati. Il manager, tirato in volto, protetto dalle forze dell'ordine. I pm di Milano chiedono la misura cautelare per Baldassarri

Giuseppe Mussari, ex presidente di Monte dei Paschi di Siena, ha terminato l’interrogatorio con i pubblici ministeri di Siena che seguono l’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta. Dopo essere stato interrogato per circa 3 ore e mezza, Mussari è stato accolto da alcuni passanti che gridavano “ladri, ladri”. L’interrogatorio dell’ex presidente di Monte dei Paschi è stato “secretato”. Secondo quanto si apprende, sarebbe andato bene e gli stessi tre magistrati, Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, avrebbero potuto fare delle valutazioni. Mussari, come si legge in una nota firmata dai suoi legali, ha infatti “risposto a tutte le domande formulate dai pm che lo hanno interrogato” e “non è fissato alcun altro interrogatorio”.

Mentre entrava al Palazzo di Giustizia di Siena, accompagnato dai due legali Tulli e Padovani e Fabio Pisillo, contro di Mussari sono state lanciate alcune monetine. All’ingresso l’ex presidente della banca, tirato in volto, è stato subito circondato dalle forze dell’ordine che lo hanno accompagnato all’interno del Palazzo di Giustizia facendolo passare tra le telecamere e i giornalisti. Dalla parte opposta della strada un gruppetto di persone  ha cominciato a insultarlo, sono volate offese come “ladro” e “buffone, buffone”. Una volta entrato Mussari è salito al terzo piano dove si presenterà tra poco davanti ai pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. Nella ressa di cameraman, fotografi e giornalisti un operatore della Rai è stato travolto ed è finito a terra, per fortuna senza conseguenze.

Intanto da Milano emerge che Gianluca Baldassarri, l’ex capo dell’area finanza di Mps, avrebbe nascosto documenti relativi all’operazione Alexandria e, in particolare, il contratto di ristrutturazione del debito della banca. E’ per questa accusa e quindi per il reato di ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia che il pm di Milano Angelo Renna, di turno ieri quando è stato effettuato il fermo del manager, ha chiesto la misura cautelare in carcere (confrontandosi con i colleghi senesi titolari dell’inchiesta) dopo il fermo di polizia giudiziaria. 

Mussari è indagato per manipolazione di mercato, truffa, ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e da ieri anche per concorso in ostacolo alla vigilanza con l’ex capo dell’area finanza del Monte Baldassarri, fermato ieri a Milano, e l’ex direttore generale dell’istituto Antonio Vigni. All’interrogatorio insieme ai magistrati partecipa anche il comandante del Nucleo valutario della Gdf, il generale Giuseppe Bottillo. I finanzieri hanno seguito tutta l’inchiesta partita nei primi mesi del 2012, con il blitz effettuato lo scorso 9 maggio quando scattarono le perquisizioni nelle sedi della banca, della fondazione, nel Comune e nella Provincia di Siena e nelle abitazioni dei vertici che fino alla fine di aprile dello scorso anno avevano guidato la banca, prima dell’arrivo del nuovo Cda e del presidente Alessandro Profumo che ora, insieme all’ad Fabrizio Viola, guida Bmps.

L’inchiesta era stata avviata per una verifica sulla reale consistenza del Fresh da un miliardo di euro lanciato dalla banca per coprire le spese dell’acquisizione di Antonveneta. Secondo l’accusa, il Fresh non sarebbe stato un aumento di capitale come annunciato agli organi di vigilanza ma in realtà un “prestito” mascherato. Nel corso delle indagini l’inchiesta ha avuto ulteriori sviluppi e ora sono già tre i filoni che i magistrati seguono: oltre a quello principale i pm indagano anche sulla cosiddetta ‘banda del 5%’ che sarebbe stata guidata da Baldassarri (la scorsa settimana sono stati sequestrati circa 40 milioni di euro a lui e a tre brokers di una società milanese che sarebbero frutto di un’arricchimento personale) mentre il terzo filone è quello che riguarda le operazioni sui derivati, ed in particolare sul contratto stipulato con la banca giapponese Nomura che sarebbe stato “nascosto” nella cassaforte di Vigni e trovato dai nuovi vertici nell’ottobre scorso.