Media & Regime

Caso Agip: ancora sequestri preventivi di siti Internet

L’anno appena trascorso si è chiuso, dal punto di vista delle inibizioni a carico dei cittadini sulla rete, con un ulteriore sequestro preventivo richiesto dal colosso dell’Energia Eni alla procura della Repubblica di Roma e concesso dal Giudice delle indagini preliminari della Capitale Cinzia Parasporo.

La società, titolare di diversi marchi notori legati al mondo dell’energia, tra i quali anche Agip, ha lamentato una truffa ai propri danni, che sarebbe stata perpetrata attraverso diversi siti internet, tra i quali anche i Siti AGIP.ws e agipshop.org.

Sin qui nulla di strano.

Solo che invece di sequestrare il singolo sito ritenuto responsabile di un’attività illecita, si è deciso di passare anche in questo caso per gli Internet service provider, divenuti sempre più, loro malgrado, gli “sceriffi” del web.

La lista dei reati per i quali vengono concessi sequestri preventivi, prima dunque del radicamento di un qualsiasi processo, si allunga sempre di più.

Secondo alcune stime sarebbero più di 5500 i siti web sequestrati preventivamente in Italia a diverso titolo.

La novità di questo sequestro natalizio e che lo stesso viene adottato per la prima volta per il reato di accesso abusivo a sistema informatico, oltreché per il reato di phishing.

Statisticamente parlando emerge che i sequestri di siti Internet avvengono quasi esclusivamente in base a richieste di grandi holding internazionali (coecelerici-indymedia) o di grandi imprese nazionali (è il caso di Mondadori-avaxhome e Mediaset sui siti di streaming del calcio), oppure per iniziativa delle lobby di tutela del diritto d’autore, o, ancora su richiesta di personalità del mondo della politica, che svolgono un ruolo propulsivo, in questa singolare “tenzone”.

Ad essere oggetto dei sequestri sono siti residenti all’estero, ma sempre più spesso anche blog, e tra questi i preferiti sono i blog di denuncia (come ad esempio il recente caso del blog www.cartellopoli.it, che forniva informazioni sulle “affissioni selvagge” presenti sul territorio della Capitale).

Non si conoscono casi noti di sequestri adottati invece a beneficio di singoli cittadini che richiedano una tutela ad esempio per motivi persecutori (si pensi allo stalking), per affermazioni lesive dei diritti della persona o a protezione dei diritti dei minori, se si eccettuano i casi estremi della pedofilia.