Economia & Lobby

Banche e finanziarie, storie di quotidiano soffocamento mentale

Si può soffocare una persona senza usare un laccio. Vi racconto alcune storie, che descrivono l’insostenibile pressione mentale di banche e finanziarie sugli italiani che lavorano e cercano di sopravvivere. Una fotografia che è l’esatto contrario di quello che vuol far credere Mario Monti  quando dice di aver “salvato l’Italia”, soffocandola invece con le tasse, gli aumenti, i tagli, l’impoverimento dei salari, l’aumento del debito pubblico e della disoccupazione. La verità è che l’Italia è in mano alle banche e alle finanziarie. Prendono soldi dall’Unione europea, dallo Stato e hanno la libertà di soffocare i cittadini.

Alcuni mesi fa ho acquistato un iPhone in seguito a una offerta commerciale della Tre. Rata mensile: 24 euro. Vi è mai capitato di pagare in ritardo qualche rata? In questi tempi di crisi, credo che capiti a molti. Bene: è capitato anche a me. La finanziaria Compass (Gruppo Mediobanca), attraverso una sconosciuta società di recupero crediti (l’ho cercata su Internet, ma invano), mi telefona pochi giorni fa e mi intima di pagare la rata. Prima anomalia: sui 24 euro applicano una mora di 15,35 euro. Cioè quasi il doppio dell’importo. Poi, nell’era telematica, ti costringono a fare un vaglia postale che costa 6 euro. Totale da pagare: 40 euro. Seconda anomalia: dopo appena tre giorni dalla prima telefonata, di sabato mattina, mi telefona di nuovo la società di recupero crediti. Una ragazza esordisce così: “Ha pagato la rata?”. Rispondo: “Guardi, mi ha telefonato un paio di giorni fa e oggi è sabato”. Lei: “E bè? Io la posso chiamare ogni giorno, anche più volte!”. Il significato di questa frase, per me che studio meta comunicazione, è il seguente: “E chi se ne frega? Ti posso tartassare quando e come voglio!”. Le ho chiesto nome e cognome e per quale società lavora. Non ha voluto fornirmi nessuna informazione. Quando le ho fatto notare che non poteva usare un tono così arrogante, pressando con ripetute telefonate e breve distanza per una somma irrisoria, lei ha rincarato la dose: “Lei deve pagare! Io la posso chiamare in qualunque momento!!”. A quel punto, dopo pochi minuti, ho richiamato io e mi sono fatto passare un dirigente. Il tizio ha subito negato il soffocamento mentale messo in atto dalla sua dipendente e ha usato la “tecnica” di parlarmi addosso. Quando sono riuscito a dire: “Guardi, a questo punto registro la conversazione”, si è calmato. Ha incominciato a usare toni più cordiali. E ha assicurato che ho tutto il tempo per pagare. Alla fine mi sono chiesto: quanta gente è in Italia è sotto pressione con questi metodi? Come vivono?

Seconda storia. Nei giorni scorsi il mio vicino di casa si è sfogato. E’ dipendente di un’azienda che ripara cassaforti. Senza preavviso, la banca gli ha ritirato il bancomat e la carta di credito. Aveva un fido di 3 mila euro e gli è stato bloccato, con l’intimazione di rientrare l’esposizione. La sua fidanzata è svenuta un paio di volte nell’ultimo mese, anche per il forte stress della precarietà lavorativa che vive. Ha bisogno di 200 euro per analisi urgenti. Non sa come pagare, perché il compagno non può ritirare nulla dal conto bancario e il prossimo stipendio serve per l’affitto, il riscaldamento e le derrate alimentari. Si sentono soffocare. E il loro tiranno è una banca.

Terza storia, di pochi giorni fa. Nel paese dove vivo c’è una lavanderia “self service” e spesso scambio alcune chiacchiere con la titolare. Mi ha raccontato che, dopo la morte della madre anziana, deve vendere l’attività per sostenere la figlia e la nipote. Aveva trovato un acquirente, che aveva lasciato un acconto e avrebbe saldato l’importo con un mutuo che la banca aveva promesso di erogare. Ma poi l’istituto di credito ha negato la disponibilità. Niente più soldi: l’acquirente ha perso l’acconto e l’opportunità di crearsi un lavoro. Gli hanno stretto un cappio alla gola. Con una semplice telefonata.

Quanti di voi possono raccontare storie simili?

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