Politica

Dibattito primarie: da Papa Giovanni a Lina, manca solo la sinistra

Il Pantheon della sinistra è un luogo assai magico, nonché estremamente cangiante. Muta forma e ancor più abitanti. Si adatta, camaleontico, ai bisogni del momento. Alle pulsioni, alle istanze. Agli opportunismi. È un Pantheon che ha ospitato tutti, persino i Righeira (Renzi). Posti in piedi in Paradiso e financo al Purgatorio, in assenza verosimile di Inferno. Nel Pantheon c’è anche Craxi. Riabilitato da Fassino e D’Alema, da Vendola e Violante. Evocato con laico ardor da Veltroni, in memorabili discorsi fondativi.

La geografia del Pantheon Sinistrato non è facile da mappare. Fortuna che, lunedì sera su Sky, a fine confronto è spuntata una domanda chiara: “Due nomi per il vostro Pantheon”. Ovviamente i due nomi dovevano coincidere con altrettanti cognomi, e anche solo da questo piccolo particolare si capisce la guittezza vivida di Pier Luigi Bersani. Il quale, ficcante come lui solo, ha risposto: “Papa… Giovanni” (appunto: due nomi. Facile, no? No). In una memorabile striscia sul Post, il vignettista Makkox non ha mancato di ironizzare su quella scelta: “Ma come cazzo m’è venuto Papa Giovanni…”.

Erano primarie di centrosinistra, quindi – in via neanche troppo teorica – dovevano uscire dieci cognomi. Almeno un po’ di sinistra. Invece ne sono arrivati otto (anche Vendola ha citato un solo esempio). E non esattamente pasionari del pueblo unido. Nessuna sorpresa per Bruno Tabacci, se non quella di vederlo nella cinquina dei candidati per le primarie: “Alcide De Gasperi e Giovanni Marcora”. Essenziale, coerente. Laura Puppato, probabilmente senza volerlo, è passata per bolscevica: “Tina Anselmi e Nilde Iotti”. Decisamente sovversiva. Matteo Renzi, che la risposta se l’era preparata da almeno 12 anni (e comunque per le ultime correzioni c’era l’iPhone acceso), non ha tradito insicurezze: “Nelson Mandela e Lina, 29 anni, blogger tunisina”. Da Nichi Vendola, che aveva già citato Oscar Wilde, la Logica Trascendentale di Fichte e i krumiri albini al cioccolato, ci si aspettava il Comandante Marcos. Che Guevara. Gli Inti Illimani. Macché. “Un uomo che ci manca molto, il Cardinale Carlo Maria Martini” (i nomi dovevano essere due; Vendola ne ha fatti tre. Poi, temendo di avere sforato un’altra volta, si è fermato). Di Bersani è già stata fatta menzione. Riassumendo, il Pantheon di chi guiderà il centrosinistra è così composto: De Gasperi, Marcora, Anselmi, Iotti, Mandela, Lina, Martini, Papa Giovanni (Bersani non ha aggiunto “XXIII” perché, garantista, temeva pure lui di sforare). Nomi degni, degnissimi. Belli, bellissimi. Ognuno ha gli idoli che vuole. Oltremodo naturale, nonché giusto, che la sinistra si evolva. O provi perlomeno a farlo. Senza rimanere aggrappata a polverosi feticci.

È però e forse sintomatico che nel Pantheon dei Fantastici 5, tra una Donna Invisibile e un Silver Surfer, non si sia trovato spazio – neanche uno strapuntino o una nuvola in affitto – per figure assai più vive di tanti contemporanei. Antonio Gramsci, per dirne uno.

Enrico Berlinguer, per aggiungerne un altro. E Sandro Pertini, presidente mai monitante e sempre passionale, che la satira non la scomunicava bensì la invitava al Quirinale (Andrea Pazienza). Figura realmente aggregante, così avanti da ritrovarsi persino rapper post mortem in un disco di Frankie Hi-Nrg Mc.

A pensar male, verrebbe da credere che i candidati – anzitutto quelli più di sinistra – abbiano scelto nomi ecumenici per garantirsi il voto dei cattolici. Spesso, però, la realtà è molto più lineare. E alla fine è solo questione di memoria labile. Senso sbiadito della storia. Tempo che se ne va, senza avere insegnato quasi nulla

Il Fatto Quotidiano, 14 Novembre 2012