Donne di Fatto

Mai più violenza sulle donne. Il governo ratifichi la Convenzione europea

Venerdì sera la luna era una riga curva e pallida e la vedevo a malapena attraverso il parabrezza mentre ascoltavo alla radio della centocinquesima vittima di femicidio, assassinata nell’androne del palazzo dove abitava. Il cielo mi era sembrato ancora più nero quando ho sentito che Carmela era morta a diciassette anni per fare da scudo, col suo corpo, alla sorella Lucia, aggredita dall’impotenza di vivere del ragazzo che aveva lasciato. Lucia con venti coltellate è stata ricoverata in ospedale, Carmela è rimasta a terra, sulle scale di casa. Frequentava il liceo ed  era appena rientrata da un viaggio all’estero per fare esperienze, costruirsi un futuro. Vivere la sua vita.

L’ex, un giovane uomo che ha confuso possesso con amore, quando è stato arrestato ha pronunciato parole già dette da uomini che avevano ucciso altre donne: “Ho perso la testa”; altre volte le parole che abbiamo sentito pronunciare sono state: “Ho fatto una cazzata”….. come se si trattasse del danneggiamento di qualche oggetto che poi, se paghi i danni, puoi anche riparare.

Come sono simili  uno all’altro gli uomini che ammazzano le donne e come si somigliano tutti  questi delitti.

Le donne sono uccise ogni due o tre giorni, e potremmo persino fare una previsione augurandoci che sia per eccesso: entro la fine dell’anno potrebbero essere uccise altre ventitré donne.

Conosceremo i loro nomi a breve, nelle cronache delle morti annunciate che ascolteremo per radio, televisione o che leggeremo sui giornali e sul web. Continueremo a contare le vittime se non facciamo qualcosa, ed è per questo che l’associazione nazionale D.I.Re   ha lanciato l’appello Mai più violenza sulle donne!, pubblicato sul Fatto quotidiano, per chiedere al governo e al Parlamento la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa firmata ad Istanbul, l’attuazione del Piano nazionale antiviolenza e il sostegno finanziario a tutti i centri antiviolenza aderenti alla Rete Nazionale. Riccardo Iacona e Serena Dandini sono stati i primi firmatari dell’appello.

E proprio in questi giorni  è uscito il  libro Se questi sono gli uomini, un’ inchiesta  sui femminicidi avvenuti in Italia nel 2012. Lungo  un viaggio cominciato all’inizio della scorsa estate, alla ricerca della comprensione di  una mattanza di donne che è in  aumento dal 2005, Riccardo Iacona racconta i femicidi e con il suo sguardo di uomo ne coglie l’essenza, perché avvengono alla luce del sole, nelle piazze, davanti ad amici o a conoscenti delle vittime, o nei  luoghi di lavoro. Esecuzioni pubbliche di stile mafioso: esempi e avvertimenti, messaggi per le donne e per altri uomini perché queste sono punizioni per lo sgarro di essere stati lasciati

L’identità maschile  frana  anche con  reazioni arcaiche per colpire donne forti, indipendenti. Donne che studiano, lavorano, donne che mantengono i figli e spesso anche i loro mariti; donne che non hanno più  bisogno di un compagno a fianco per ancorare la loro identità come mogli o fidanzate, e che si sentono  pienamente in diritto di reinventarsi la vita, di chiudere una relazione, di stare da sole o di  andare incontro ad un nuovo compagno.

In Italia, Paese malato e senza più una coscienza il cambiamento pare ancora lontano ma possiamo cominciare con la sottoscrizione dell’appello e rivolgerci al governo e al parlamento perché adegui gli interventi e le azioni politiche a sostegno delle donne vittime di violenza alle direttive europee: cosa che ancora non è stata fatta.

FIRMA LA PETIZIONE DI “DONNE IN RETE”: MAI PIU’ VIOLENZA SULLE DONNE