Società

Anche gli ordini dei medici scendono in piazza

Nel 1946 nascevano anzi rinascevano perché ‘ricostituiti’ gli ordini dei medici. La legge istitutiva nel suo titolo ne spiegava lo scopo: ‘per la disciplina dell’esercizio della professione’. Con quella legge gli ordini dei medici erano riconosciuti come gli “esercenti” della professione medica a voler significare che il primo vero ed unico esercente alla fine era il medico stesso. La norma che avrebbe disciplinato la professione sarebbe stata quindi sostanzialmente un autodisciplina esercitata soprattutto attraverso il codice deontologico.

Oggi con la spending review ma ancor prima con tante altre cose e a volte con la corresponsabilità delle stesse organizzazioni mediche, l’esercizio della professione rischia di fatto di essere disciplinato dalle politiche economiche. Questo vuol dire che gli ordini non servono più, che se ne può fare a meno, come si può fare a meno della deontologia, e che d’ora in avanti la professione medica sarà decisa dai ragionieri. Questa prospettiva mi fa paura perché come ho detto tante volte il diritto alla salute senza dei veri medici e senza delle vere professioni sanitarie, diventa una astrazione, come diventa una astrazione la sanità pubblica, la solidarietà, l’universalità.

Ho detto anche che i medici non sono degli stinchi di santi soprattutto quando si tratta di soldi, ma che il loro valore sociale e non solo, va al di la dei loro opportunismi dovendo essi mediare le nostre necessità di salute con quelle dell’etica, della scienza e dell’economia. Se l’esercenza della professione passerà ai ragionieri come pare stia già avvenendo allora davvero finiremo male. Per queste ragioni saluto come una novità senza precedenti la decisione della Fnomceo, cioè la federazione nazionale degli ordini dei medici, di aderire alla manifestazione indetta il 27 a Roma di cui ho parlato nel precedente post.

Gli ordini dei medici sparsi in tutto il territorio nazionale sono definiti dagli statuti come “istituzioni para-statali” il che vuol dire che il 27 in piazza vi sarà oltre il sindacato un certo parastato in opposizione ad un certo stato. Il che non capita tutti i giorni. Ma la scesa in campo della Fnomceo che affiderà ad uno striscione le tre parole chiave per la professione medica “indipendenza, autonomia, responsabilità”, è gravido di conseguenze e di implicazioni. Non si può fare l’errore di assimilare l’ordinistica al sindacato e meno che mai di pensare che l’ordinistica scenda in campo per sostenere semplicemente il sindacato.

La Fnomceo scende in campo per difendere l’esercenza della professione cioè la sua ragione di essere per difendere non gli interessi corporativi ma la professione e le sue titolarità in quanto tali. Ma quali le implicazioni sul piano delle proposte e delle strategie? Se è vero come sta avvenendo da anni che si vuole tagliare la spesa sanitaria ridimensionando il medico e se è vero che per ridimensionare il medico non basta più amministrarlo in mille modi, ma bisogna togliergli l’esercenza professionale allora bisogna sapere, cioè la Fnomceo deve sapere, che non si difende l’esercenza senza ridefinire la professione cioè senza un’idea nuova di medicina auto-esercitata in relazione con il malato.

Allora ci dica la Fnomceo quale professione propone in concreto da oggi in avanti ma tenendo conto delle sfide del tempo. L’esercenza tradizionale della professione è in discussione da tempo e nei modi compresi,ad esempio, tra il rigorismo delle teorie proceduraliste (e e non solo), il perdurare di una formazione universitaria scientista, i rapporti conflittuali con altre professioni,la condivisione della decisione clinica con il malato, le politiche compatibiliste che pongono il medico come sottotutela delle tecnocrazie aziendali, il contenzioso legale,la medicina difensiva, e solo da ultimo la spending review che tutto esaspera.

La discesa in campo degli ordini davvero ha un grande significato politico e culturale perché fa emergere il significato di questa complessità, la stessa che da anni mi ostino a definire come la “questione medica”. Secondo me il destino dei cittadini è strettamente embricato con quello dei medici, pertanto sia gli uni che gli altri, avrebbero l’interesse comune di definire un nuovo contratto sociale tra professione società ed economia.  Non è una questione semplice tutt’altro. I medici oggi sono come capri espiatori designati tanto dai problemi sociali quanto da quelli economici. Ma allora quali le alleanze tra medici e cittadini? Quale piattaforma comune? A me pare che i medici che pur hanno coinvolto nella manifestazione il tribunale per i diritti degli ammalati, siano ancora deboli sul piano della elaborazione non riuscendo a mettere insieme le questioni sociali che spingono per un loro ripensamento e le questioni economiche che spingono per un loro ridimensionamento.

Pazienza, io Il 27 ottobre come vi ho già detto, sarò in piazza per sostenere la loro e la nostra lotta di cittadini con dei diritti,e sono grato alla Fnomceo,quindi agli ordini per avervi aderito dando alla manifestazione tutto il suo profondo significato politico e sociale, ma devo ricordare che serve costruire al più presto un vasto dibattito culturale tra le ragioni della società quelle della scienza e quelle dell’economia. Per cui l’augurio che mi sento di fare è che la manifestazione di Roma sia l’inizio e non la fine di un sogno di civiltà.