Politica

Formigoni umilia la Lega e rimane al suo posto

Devo essere onesto: Formigoni è un genio, forse l’ultimo vero animale democristiano che riesce a emergere dal baratro in cui è finito costruendo macerie sulla testa di quelli che ce l’hanno spinto a ragione. E’ il compagno di classe che fa il bullo con tutti ma la fa franca con le maestre, è il collega assenteista che si vende al capo come stacanovista. Un genio assoluto nell’italianità parassitaria. L’ultima vittima della funambola capacità di galleggiamento formigoniano è Matteo Salvini. Il segretario lombardo della lega ha trascorso tutto mercoledì ad annunciare che avrebbero chiesto le dimissioni di Formigoni dopo l’arresto di Zambetti. Trionfante su Facebook ha scandito gli entusiasmi personali: riunione d’emergenza del gruppo, dimissioni pronte, minacce varie al Celeste. Infine, alla sera, l’annuncio definitivo: “Domani io e Maroni andremo a chiedere a Formigoni di fare un passo indietro o di lato”.

Il governatore lombardo ha assistito per l’intera giornata in silenzio, forse sorridendo di fronte all’esuberanza suicida padana. Ha lasciato sfogare gli entusiasmi giovanili di quello che ai suoi occhi deve essere apparso un novellino. Poi ha alzato il telefono, chiamato Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, si è fatto dare la conferma che nel caso in cui la Lega facesse cadere il governo lombardo altrettanto e immediatamente avrebbe fatto il Pdl in Veneto e Piemonte, le regioni guidate dal carroccio. Incassata la conferma, lo ha comunicato alle agenzie, gelando Salvini. Ma non si è fermato qui. Il germe democristiano prevede anche l’umiliazione della credibilità dell’avversario e così Formigoni ha convocato Maroni a Roma, nella sede del Pdl in via dell’Umiltà. Salvini? E’ rimasto a Milano. Maroni da solo si è trovato a parlare di Regione Lombardia con Alfano, Denis Verdini, poi Maurizio Lupi, Ignazio la Russa e si è palesato anche l’ex ministro Fitto. Poteva bastare. Non a Formigoni. Il Celeste ha pure lasciato l’incontro per andare al Quirinale, non a pranzo, e far vedere così che quella riunione non è un processo che vede lui sul banco degli imputati, ma solo una bega di poltrone politiche. “Torno alle 15.30” ha detto lasciando via dell’Umiltà.

Che personaggio, questo Formigoni. Ha mezzo consiglio indagato, assessori ed ex assessori in manette, amici in carcere, ma lui serafico resta li, a parlare d’altro come se sempre d’altro si trattasse. E riesce a far riporre la scopa a Maroni, faccia pure pulizia a casa sua ma in Regione Lombardia senza il suo permesso non si svuotano neanche i posacenere. Non bastano i giudici, non bastano le testimonianze e non basta Maroni. Formigoni regna ancora sovrano e conferma, ancora una volta, che può tenere tutto per sé.

Ps: Salvini ha detto che ad aprile si voterà per le regionali lombarde, ma la scadenza naturale del governo Formigoni è nel 2015. E sicuramente il Celeste tenterà di resistere fino ad allora, evitando le elezioni anticipate. O questo almeno è ciò che vuole fare.