Cultura

Carofiglio, parla come badi

La morale è: un pentimento vale 50 mila euro. Gianrico Carofiglio – ex magistrato, senatore del Pd e scrittore (non sono in ordine d’importanza, va specificato perché le sensibilità sono parecchio suscettibili) si è detto, via “Repubblica”, disposto a chiudere la sua querelle con Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie. Basteranno pubbliche scuse.

Breve riassunto per chi si fosse perso la tenzone letteraria: all’indomani del Premio Strega (dove il non capolavoro di Piperno edito da Mondadori ha battuto per due voti il non capolavoro di Emanuele Trevi, pubblicato da Ponte alle grazie e Carofiglio si è classificato terzo) Ostuni scrisse un’incattivita notarella. Così “articolata”: “Finito lo pseudo fair play della gara, dirò la mia sul merito dei libri. Ha vinto un libro profondamente mediocre, una copia di copia, un esempio prototipico di midcult residuale. Ha rischiato di far troppo bene anche un libro letterariamente inesistente (quello di Carofiglio, ndr), scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di “responsabilità dello stile”, per dirla con Barthes“.

Dove è stata espressa l’invelenita invettiva? In un articolo di giornale? In un’intervista? No, su Facebook. Carofiglio non l’ha presa affatto bene e come contromisura ha spedito un invito a comparire a Ostuni: causa civile, non penale. Cinquantamila euro per risarcire il danno dell’onorabilità lesa. Come dire: imbracciare un mitra per uccidere una mosca. La cosa non è piaciuta agli “intellettuali” italiani (ma dov’erano, tanti tra loro, negli ultimi anni quando molte libertà venivano davvero minacciate?). Allora sono scesi in piazza per un “flashmob” in difesa del diritto di critica. I firmatari dell’appello, promosso da una quarantina di persone, sono diventati in poche ore oltre duecento. Dunque, dissenso diffuso e censura sociale: Carofiglio silente per diversi giorni, rilascia finalmente a “Repubblica” l’intervista del porgi l’altra guancia.

Alla domanda “Se Ostuni si scusasse?”, il senatore risponde: “Ostuni dica pure dove e quando vuole che i miei libri non gli piacciono, ma ammetta di aver sbagliato a trascendere sul piano personale. Sarebbe la soluzione naturale di questa storia”. Il senatore democratico si è reso conto che la retromarcia, seppure infarcita di solenni distinguo giurisprudenziali, era necessaria. Ostuni si scuserà? Probabilmente sì: 50 mila euro sono un’intimidazione convincente, più della massima “chi si scusa si accusa”. Una camminatina in ginocchio sui ceci, un po’ di ceneri in capo: scusami tu che poi ti scuso anch’io. “In fondo abbiamo sbagliato tutti e due”, finirà a tarallucci e vino. “Midcult residuale”, Facebook, flashmob: qualcosa non va.

E poco conta che per raccontare questa storiella fatta di libri brutti e azioni ancora peggio, siano stati utilizzati Hegel, Aristotele, sillogismi e paralogismi. Sarebbe bastato un sorriso (un “parli come badi”, alla Totò?) per rispondere all’inopportuno sfogo ostuniano. L’ennesima tempesta nel bicchiere d’acqua, sport nel quale gli italiani sono insuperabili, attraversata da fulmini egotici e tuoni libertari. Ma è una cosetta: la domanda vera è chi risarcirà noi per il brutto spettacolo.

Il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2012