Passate parola

Mutuo? Un affare da uomini. “Ma non è discriminazione, solo maggior prudenza”

Solo il 27% della richiesta di finanziamenti per l’acquisto di una casa vede una donna come primo intestatario. Una possibile spiegazione sta nel fatto che la busta paga femminile tende a essere inferiore di quella maschile. Ma secondo l'ad di Advise only non si tratta solo di disparità di trattamento nel mondo del lavoro, quanto la minor propensione a indebitarsi delle italiane

“Le donne chiedono meno mutui degli uomini perché sono meno pagate ma anche più prudenti“. “E se invece le donne, semplicemente, facessero scelte più oculate rispetto agli uomini?”. A insinuare il dubbio è Serena Torielli, amministratore delegato della società di consulenza finanziaria Advise only, che commenta così la recente indagine diffusa dal sito web Mutui.it, secondo cui solo il 27% della richiesta di finanziamenti per l’acquisto di una casa vede una donna come primo intestatario. Il sito online traccia l’indentikit della donna che chiede un mutuo: in media ha 39 anni, è interessata all’acquisto della prima casa (74% del totale delle richieste) e dispone di uno stipendio oltre la media, pari a 1.800 euro al mese. La richiesta che questa “donna-tipo” presenta alla banca è mediamente di 127.000 euro, da restituire in un periodo piuttosto lungo di 24 anni, mentre la percentuale da finanziare attraverso il mutuo è pari al 55% del valore dell’abitazione da acquistare.

Lo studio, che ha passato in rassegna oltre 16.000 preventivi compilati da gennaio a oggi, giunge alla conclusione che meno di un terzo della domanda di finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione è fatta da donne; per il resto, a dominare il mercato sono gli uomini. Un fenomeno che secondo il comunicato diffuso da Mutui.it trova una possibile spiegazione nel fatto che la busta paga femminile tende a essere inferiore di quella maschile. Come spiega la nota, “l’indagine mostra come la disparità di stipendio e di trattamento economico che le donne subiscono – secondo la Commissione europea per la parità retributiva nei paesi dell’Unione le donne percepiscono in media il 16,4% in meno degli uomini (a parità di mansione) – si riflette anche sul mutuo. La palla è quasi sempre in mano all’uomo, a meno che non sia la donna a guadagnare più del partner”.

“È innegabile – spiega Lorenzo Bacca, responsabile dell’unità di business di Mutui.it – che le donne vivano in Italia una situazione di maggiore difficoltà rispetto agli uomini e la scarsità di finanziamenti intestati a loro, accentuata dalla crisi economica, è in realtà un fenomeno dalle radici ben salde”. Tant’è, argomenta ulteriormente lo studio di Mutui.it, che analizzando le differenze di comportamento tra i cittadini delle regioni italiane, “si nota come la presenza di mutui rosa segua fedelmente i report sui livelli di occupazione femminile“. In particolare, le regioni in cui le donne tendono a rivolgersi in prima persona agli istituti bancari sono tutte a Nord o nel Centro Italia. A guidare la classifica è la Liguria, con il 34% dei mutui domandati da donne, seguita da Lazio (32,8%) e Umbria (31%).

Secondo l’amministratore delegato di Advise only Torielli, tuttavia, non è corretto ricondurre i risultati dello studio esclusivamente alle disparità di trattamento nel mondo del lavoro. “Spesso – osserva Torielli – quando si parla di donne si vuole vedere discriminazione anche quando non ce n’è. Un dato di fatto che secondo me si sarebbe potuto sottolineare è che le donne hanno molta meno propensione a indebitarsi degli uomini. Un atteggiamento che emerge anche in relazione all’uso della carta di credito e che porta il sesso femminile ad adottare un approccio di più lungo termine e più riflessivo quando si tratta di prendere le decisioni finanziarie della famiglia”. In altri termini, la donna si avvicina al mondo dei prestiti con un atteggiamento più cauto e prudente nelle scelte rispetto all’uomo. “Se così non fosse – aggiunge Torielli – non potrebbe stare in piedi la Banca Grameen”, ossia l’istituto nato in Bangladesh nel 1976, presente nei paesi poveri e attivo nel settore del cosiddetto “microcredito”, basato sull’erogazione di finanziamenti per lo più caratterizzati da importi unitari molto bassi a soggetti che il settore bancario tradizionale considererebbe invece “inaffidabili”. “Banca Grameen – fa notare Torielli – è un modello di successo e per il 97% presta denaro a donne”.