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Maometto nelle mani degli ultracristiani

A indagare sul making of del film maledetto che ha scatenato l’ira dei musulmani, si scopre un’agghiacciante galassia di fondamentalismi pseudo-cristiani, ottusi e potenzialmente violenti. Piccoli gruppi conosciuti negli Usa per le loro sporadiche e bizzarre iniziative, forse considerati innocui perché di solito agiscono in modo indipendente l’uno dall’altro, guidati solo dal “verbo” ispirato di qualche esaltato predicatore. In questo caso, invece, un filo esiste.

Tutto ruota intorno alla figura controversa di quello che, sembra ormai certo, è il regista di The Innocence of Muslims: Nakoula Basseley Nakoula, 55 anni, cristiano copto californiano di origine egiziana. Un malfattore incallito , che due anni fa è stato condannato per truffa a 21 mesi di carcere e al pagamento di 790mila dollari di multa. La sua specialità era quella di creare conti bancari fraudolenti utilizzando identità e numeri della Social Security rubati. Poi staccava assegni a beneficio di altri conti fasulli dai quali prelevava denaro agli sportelli automatici. Un’attività per la quale si è dovuto inventare un bel numero di nomi di fantasia, cosa che spiega la girandola di identità approssimative circolate sul suo conto in questi giorni. Ci ha provato anche con i giornalisti della Associated Press, i primi a rintracciarlo, ai quali s’è presentato come Sam Bacile, “ebreo americano con cittadinanza israeliana”, risultato invece inesistente.

È bastata una rapida verifica sul numero di cellulare dal quale era partita la chiamata per scoprire che si trattava appunto di Nakoula Basseley (il nome può essere facilmente rintracciato sugli elenchi telefonici Usa, tra gli abbonati della località californiana di Cerritos). Ora la sua casa, a 40 chilometri da Los Angeles, è protetta dalla polizia, ma l’uomo potrebbe presto tornare in carcere se verrà accertato che ha violato i termini della libertà vigilata.

Ciò che in qualche modo sorprende, però, è che un personaggio di bassa lega come questo sia riuscito a catalizzare intorno al suo progetto (posto che l’idea sia stata davvero sua) l’interesse dei più svariati personaggi e gruppi dell’America anti-islamica. A cominciare dalla Ong Media for Christ, sede a Duarte, in California, che secondo quanto ha rivelato il Los Angeles Daily News, si sarebbe incaricata di produrre la pellicola. Lo stesso Nakoula Basseley viene indicato come un collaboratore di questa organizzazione (registrata come una business entity) guidata da Joseph Nasralla Abdelmasih, un cristiano copto egiziano conosciuto soprattutto per un’iniziativa provocatoria a cui partecipò due anni fa: l’11 settembre 2010, proprio nel giorno dell’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, con un discorso incendiario si oppose alla costruzione del “Park 51 Islamic Center” a Manhattan. “Sveglia, America”, disse Abdelmasih, aggiungendo che per edificare la nuova moschea sarebbero dovuti passare sul suo cadavere.

Le foto di quell’evento ritraggono accanto a Abdelmasih, sul palco del comizio di New York organizzato dagli attivisti islamofobi Pamela Geller e Robert Spencer, proprio quel Morris Sadek che nei giorni scorsi ha diffuso il trailer del film di Nakoula Basseley sul suo sito della National American Coptic Assembly. Nel quale, tra l’altro, compare un articolo dal titolo “La minaccia dell’Islam è reale”, in cui si presenta la religione musulmana come “una combinazione di paganesimo, culto al dio della luna Allah ed eresia cristiana”. Sadek è un sostenitore di “Act! For America”, un gruppo convinto che Barack Obama avrebbe aderito all’organizzazione dei Fratelli Musulmani.

Un altro conosciuto collaboratore di Nasralla Abdelmasih è poi Steve Klein, un ex-marine che in questi giorni ha dichiarato pubblicamente di aver partecipato come consulente alla realizzazione del film. Denunciato dal Southern Poverty Law Center come un “attivista dell’estrema destra religiosa che ha collaborato all’addestramento di milizie paramilitari in una chiesa californiana”, Klein è il fondatore dei Courageous Christians United, noti per i loro sit-in davanti a cliniche abortiste, moschee e templi dei mormoni.

Il Fatto Quotidiano, 15 Settembre 2012