Società

Deputato assenteista e polemista scortato: Magdi Allam, il paladino “convertito”

L'ex giornalista riemerge in un dibattito leghista a Brescia e riattizza la polemica su Maometto che ha contribuito a infiammare il Medio oriente. Una carriera giornalistica fulminante, un battesimo da prima pagina, una parabola politica altalenante. Tutta giocata sullo "scontro di civiltà"

Non capita a tutti di leggere del proprio battesimo sulla prima pagina del Corriere della Sera, e in grande evidenza. Fu quella, il 23 marzo 2008, la svolta di Magdi Allam, diventato Cristiano di nome e di fatto: da giornalista dalla fulminante carriera a politico e agitatore dalla parabola altalenante, fra un seggio europeo e una candidatura alle regionali della Basilicata. Magdi Allam emerge dall’oblio pronto ad attizzare il fuoco ogni volta che il presunto “scontro di civiltà” fra cristiani e musulmani si riaccende. Con dichiarazioni che sembrano studiate apposta per esasperare ulteriormente gli animi. E così il presidente della sedicente formazione politica “Io amo l’Italia” è comparso sul palco di un dibattito leghista a Brescia, distillando su Maometto giudizi molto simili a quelli contenuti nel film che ha contribuito a scatenare le violenze in Libia e in diversi paesi musulmani. Allam era guardato a vista dalla scorta, come succede da nove anni a questa parte per minacce ricevute – fu lo stesso Allam a raccontarlo nel saggio “Vincere la paura” – da Hamas e da “terroristi islamici a cui si sono rapidamente aggiunte altre minacce di nazionalisti arabi, estremisti di destra e di sinistra in Italia”.

La stella del giornalista Magdi Allam, nato al Cairo nel 1952 ed educato in scuole cattoliche, comincia a brillare dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Diventa un editorialista di punta di Repubblica in un periodo in cui l’opinione pubblica scossa dalle stragi negli Usa ha fame di approfondimenti sull’Islam e sul mondo arabo. Tanto che nel 2003 il Corriere della Sera lo strappa all’eterno concorrente garantendogli una qualifica di vicedirettore ad personam e, a quanto si sa, un lautissimo stipendio. E’ l’epoca in cui il solitamente sobrio quotidiano di via Solferino ospita i violentissimi editoriali anti-islamici di Oriana Fallaci, sulla scia di best seller come “La rabbia e l’orgoglio” che la giornalista ha pubblicato con Rizzoli. E anche Magdi si “indurisce”. Al giornalista-analista si sostituisce via via il battagliero paladino della cristianità minacciata dall‘invasione musulmana, perpetrata anche attraverso l’immigrazione, altro tema bollente e sempre declinato sul fronte della “sicurezza”.

Al Corriere, Magdi Allam è protagonista di casi giornalistici molto controversi. Il 16 gennaio 2007 pubblica un’email dell’ex moglie di Hamza Roberto Piccardo, leader dell’organizzaione islamica italiana Ucoii. L’intento è attaccare la poligamia ammessa dalla religione islamica, ma Allam riporta il messaggio privato senza il consenso della signora, dopo averlo ricevuto da una terza persona. Il garante della Privacy ordinerà la rimozione di quell’articolo dal sito del quotidiano. I suoi libri gli costano diverse condanne per diffamazione: l’ultima ottenuta, a febbraio di quest’anno, da due inviati dello stesso Corriere e del Sole 24 Ore da lui accusati di aver firmato falsi reportage da Bassora durante la guerra in Iraq, senza aver mai messo piede in quella città. Accusa professionalmente infamante, e soprattutto completamente falsa. Per non dire di quando lanciò la notizia fragorosa di una complicità italiana nel sequestro dei quattro contractor italiani in Iraq, nel 2004, che porterà all’assassinio di uno di loro, Fabrizio Quattrocchi. Fioccano polemiche e interrogazioni parlamentari per appurare la grave denuncia. Riscontri, pezze d’appoggio? Nessuno. La storia finisce in niente. Crede invece in lui, o quanto meno punta su di lui, la fondazione israeliana Dan David, che nel 2007 lo premia con un milione di dollari per il suo contributo alla “tolleranza”. 

Il 23 marzo 2008, la consacrazione, anche mediatica. Allam decide di abbracciare in toto la religione cristiana e di farsi battezzare da Papa Benedetto XVI durante la veglia pasquale. Scelta che il giornale di cui è vicedirettore, l’un tempo laico Corriere della Sera, celebra con un titolo in prima pagina: “Conversioni, il papa battezza Magdi Allam”. Sulla conversione, poi, non tutti sono convinti. Magdi afferma di rinunciare “alla mia precedente fede islamica”, un colpo di teatro a cui l’assidua frequentazione giovanile di scuole cattoliche bagna le polveri.

Ma Magdi Cristiano Allam è ormai un personaggio. Quasi naturale, dunque, il salto in politica. Con una formazione – anche questa – ad personam, il partito “Protagonisti per l’Europa Cristiana”. Che non lascia grandi tracce di sé, ed è grazie a un accordo con l’Udc di Pier Ferdinando Casini che l’ex giornalista conquista un seggio europeo alle elezioni del 2009, dove brilla soprattutto per assenteismo. Dopo aver lasciato il gruppo del Ppe perché troppo morbido nella difesa della cristianità, siede nello stesso gruppo della Lega nord, “Europa delle libertà e della democrazia”.

Ma l’agenda cambia, e il vento della crisi economica spazza via gran parte dell’interesse sullo “scontro di civiltà”. La stella di Allam si offusca: nel 2010 il paladino dell’Occidente ritiene opportuno continuare la sua battaglia come candidato del Pdl alla presidenza della Regione Basilicata, ma Berlusconi, che pure è di manica larga, preferisce evitare. L’avventura lucana si ridimensiona: Allam si candida presidente con il suo nuovo partito, “Io amo l’Italia”, che comunque prende l’8 per cento. Ma i fasti del passato restano lontani.