Scuola

Ricatto di Stato: o i diritti o la cattedra

“Ciao Alex. Volevo avvisarti che molto vigliaccamente ho firmato la conciliazione per poter domani presentarmi alle convocazioni”. E’ il testo di un sms che mi è arrivato da Mantova.

A scriverlo è una ragazza precaria della scuola che dopo aver vinto il ricorso, sulla base della direttiva europea 1999/70, contro la pratica di utilizzare personale precario per più di tre anni senza immetterlo in ruolo, ha dovuto cedere al ricatto dello Stato che con una nota inviata dalla Direzione generale dell’ufficio scolastico regionale ha deciso di escludere dalle graduatorie di supplenza quei precari che hanno fatto ricorso contro l’amministrazione. Una intimidazione che è diventata ricatto attraverso una nota diffusa dal direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio nella quale si specifica che per i beneficiari della sentenza era “fatta comunque salva la possibilità di addivenire ad una bonaria composizione della questione in sede di conciliazione mediante adesione alla procedura di cui all’art. 135 del vigente Ccnl del comparto scuola”.

In altre parole la sentenza del Tribunale del lavoro di Mantova n.258/2011 è carta straccia per il Ministero della pubblica istruzione: o i diritti o il posto di lavoro senza diritti.

Questo è l’aut – aut del direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio che con la nota del 5 settembre scorso aveva sospeso le convocazioni per il conferimento delle supplenze creando una guerra tra poveri, tra i precari che avevano fatto ricorso e quelli che, pur non avendolo fatto, avevano diritto ad una cattedra. In molti, come chi mi ha scritto, hanno firmato la conciliazione pur di avere un posto di lavoro: rinunceranno al risarcimento danni stabilito dal giudice in cambio dell’assunzione. Si sono sentiti il cappio al collo.

Vietato anche protestare. Il Ministro dell’Istruzione, in tour alle feste elettorali del Partito Democratico (che voglia candidarsi con Bersani & Company?), è stato contestato dai docenti da Torino a Ferrara, a Pisa, a Modena, a Osnago. A Ragusa da lunedì vi è un sit –in permanente davanti all’ufficio scolastico provinciale. Intanto stamattina a Viterbo, scrivono i precari su Facebook, un gruppo di colleghi intenzionato a contestare il Ministro in visita all’Università della Tuscia, è stato bloccato e identificato dalla polizia. E’ democrazia questa? O forse l’Italia è ormai come la Cina?