Passate parola

Turchia, negato l’aborto alla donna che decapitò il suo violentatore

La giovane 26enne Nevin, incinta di 29 settimane dal suo aguzzino, si è vista respingere dai giudici la sua richiesta perché fuori dal limite delle 20 previste in caso di stupro. Il caso ha avuto un'eco internazionale e ha spaccato l'opinione pubblica turca

Non potrà abortire. O almeno è quello che hanno deciso i giudici per una giovane turca, 26 anni e due figli, che ha ucciso e decapitato l’uomo che l’aveva stuprata e messa incinta. Dopo l’arresto aveva chiesto di abortire dal carcere, ma dai giudici è arrivato un “no” che per la donna potrebbe rappresentare una sentenza di morte. Perché Nevin Y’nin, proveniente dal villaggio di Yalvac, nella provincia occidentale di Isparta, ha fatto sapere che piuttosto si ucciderà.

Ha ucciso, tempo fa,  l’uomo che l’aveva violentata e ricattata per mesi ed esposto in piazza la sua testa. Ora, incinta di 29 settimane, ha fatto sapere di voler abortire “a qualunque costo”, nonostante la legge impedisca l’interruzione di gravidanza oltre le 10 settimane di gestazione. I suoi avvocati hanno chiesto che la donna possa abortire comunque, in base a una norma che lo consente nei casi di stupro. Ma per i giudici, quella di 29 settimane è una durata eccessiva per poter ricorrere all’interruzione di gravidanza, perché le norme in vigore in Turchia in materia di stupro ne consentono la possibilità non oltre la 20esima settimana. 

La donna, tuttavia, ha fatto sapere che la sua battaglia non si ferma e che è pronta a morire pur di non portare a termine la gravidanza. Il caso di Nevin è emerso nelle scorse settimane proprio quando la donna mostrò nella piazza del suo villaggio la testa del suo stupratore. “Questa è la testa di colui che giocava con il mio onore”, ha detto la donna prima di essere arrestata. La vicenda ha avuto un’eco internazionale e l’opinione pubblica turca si è spaccata, tra favorevoli e contrari all’aborto