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Presidenziali Usa, a Charlotte è la serata di Michelle Obama e delle donne

All'apertura della convention in North Carolina, la first lady ha ripercorso le tappe della sua storia con il marito, di cui ha ricordato le origini umili. Il suo intervento è giunto al termine di una giornata tutta dedicata alla ‘‘politica di genere’’, con duri attacchi a Mitt Romney

A Charlotte è stata la serata delle donne. E’ stata anzitutto la serata della first lady Michelle Obama. Ma è stata anche la serata di Nancy Pelosi, leader democratica della Camera, del segretario alla salute Kathleen Sebelius, di sette tra deputate e senatrici, di attiviste e militanti. La prima giornata della convention in North Carolina ha portato in primo piano le donne del partito e rilanciato una tra le sfide più importanti di queste elezioni. La difesa dei diritti delle donne. La conquista del voto femminile.

Michelle Obama ha parlato a fine serata. Durante il suo intervento la sala della Timen Warner Cable Arena era ricolma di gente. Molti scandivano ‘‘Four more years’’, ancora quattro anni. E’ stato un discorso appassionato, teso a raccontare valori e visione del presidente dopo una giornata di attacchi durissimi a Mitt Romney. La First Lady ha ripercorso puntigliosamente le tappe della sua storia con Barack Obama. Ha parlato del coraggio del marito, ‘‘che non è mai venuto meno alle sue convinzioni, anche quando erano impopolari’’. Ha insistito sulle origini umili, sue e di Obama, per sottolineare la vicinanza della coppia presidenziale alle difficoltà della classe media. Ha concluso spiegando che ‘‘Barack conosce il sogno americano perché lo ha vissuto, e vuole che tutti in questo Paese abbiano le stesse opportunità, non importa chi siamo, da dove veniamo, come appariamo e chi amiamo’’.

Nei 40 minuti del discorso, Michelle Obama ha fatto più volte appello alle donne. Si è presentata come mom-in-chief, ha parlato delle figlie e del suo ruolo di madre, ha spiegato cosa questa amministrazione ha fatto per le donne. Il suo intervento è comunque venuto al termine di una giornata tutta dedicata alla ‘‘politica di genere’’. La deputata del Wisconsin Gwen Moore ha spiegato come i repubblicani ‘‘vogliano modificare la definizione di stupro’’. Carolyn Maloney, dello Stato di New York, ha raccontato di essere rimasta scandalizzata quando i repubblicani si sono rifiutati di inserire una sola donna tra gli esperti ascoltati nelle audizioni del Congresso sulla contraccezione. E all’italo-americana del Connecticut Rosa DeLauro è toccato ricordare che è stata l’amministrazione Obama ad approvare, nel 2009, il Lilly Ledbetter Act che vieta qualsiasi discriminazione tra uomo e donna nei luoghi di lavoro. Dopo qualche minuto proprio Lilly Ledbetter, la donna che ha portato Goodyear in tribunale perché pagata meno dei suoi colleghi, è salita sul palco.

Sul ‘‘corpo delle donne’’, come è stato detto, si gioca del resto una delle battaglie più cruente di queste elezioni. Dopo una serie di episodi poco felici, culminati nei continui tentativi di tagliare i fondi di Planned Parenthood e nella frase di Todd Akin sullo ‘‘stupro legittimo’’, i repubblicani hanno cercato di contrastare la percezione di una ‘‘guerra contro le donne’’ del Grand Old Party. Alla convention di Tampa Ann Romney si è rivolta direttamente alle donne, e Paul Ryan ha giurato che i repubblicani saranno ‘‘più capaci di offrire opportunità alle imprenditrici’’. Ciò non toglie che la piattaforma del partito chieda l’approvazione di un emendamento alla Costituzione per vietare l’aborto e affermi che ‘‘il bambino non nato ha un diritto individuale e fondamentale alla vita che non può essere violato’’. I democratici si sono rapidamente inseriti nelle contraddizioni repubblicane.

‘‘Siamo diventati il partito delle donne. Della salute delle donne. Del lavoro delle donne’’, mi dice Ann Weighman, una dottoressa arrivata a Charlotte per difendere la riforma sanitaria di Obama. Ieri, appena fuori dello spazio della Convention, si è svolta una manifestazione di Planned Parenthood, il più importante gruppo americano a difesa della salute riproduttiva delle donne. Cory Booker, donna sindaco di Newark, ha urlato al microfono: ‘‘Non capisco come i repubblicani dicano di amare le donne, e poi gli neghino l’accesso alla sanità, gli neghino le politiche per proteggere le loro vite, e distruggano tutte le conquiste che abbiamo fatto in questi anni’’. Gli stessi accenti e idee potevano essere ascoltati a una riunione di deputate e senatrici democratiche all’interno della Convention. E’ comunque probabile che nei prossimi mesi l’appello democratico al voto femminile sarà sempre più rivolto alla ‘‘salute’’ delle donne e meno alla difesa dell’aborto. Molti sondaggi suggeriscono che la maggioranza degli americani è favorevole a qualche forma di limitazione al diritto di interrompere la gravidanza. Parlando dal podio della Convention, Nancy Keenan, presidente della National Abortion Rights Action League, non ha praticamente mai pronunciato la parola ‘‘aborto’’, preferendo parlare di contraccezione, diritti riproduttivi, salute. Un modo per riformulare il dibattito, puntando su ciò che può unire e non dividere il voto femminile.